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Immagine del redattoreRedazione Sisma

Una speranza nel cielo di Praga

Il "Socialismo dal volto umano", fu il movimento politico inaugurato da Alexander Dubček, eletto il 5 gennaio del 1968; una speranza per Praga? O "cronaca di una morte annunciata"? Decentramento economico e politico, libertà di stampa e rinascita dei partiti furono gli ambiziosi propositi di una rivoluzione sociale e politica che sfidava il regime totalitario sovietico. Così alle 23 del 20 agosto 1968, i carri armati sovietici  provenienti dai paesi del Patto di Varsavia occuparono Praga sotto gli occhi della diretta televisiva mondiale. Il governo legittimo e progressista venne deposto a favore di un regime repressivo con controllo sulla stampa, sugli organi politici e istituzionali e divieto di manifestazione. Le unità sovietiche lasceranno la nazione solo nel 1991. Ardono gli animi ma ardono anche i corpi: il 16 gennaio 1969, si accende una fiaccola umana, quella di Jan Palach, che grida libertà in un fuoco di corpo e anima ai piedi del Museo Nazionale a piazza San Venceslao. Un fuoco che grida libertà accendendo una speranza nel cielo di Praga. Percorrere la piazza praghese fino all'epigrafe dedicata a Jan palach è come recarsi in processione al cospetto degli eroi che hanno versato sangue per la libertà. Nel tardo pomeriggio del 16 gennaio, nella piazza sacra alla memoria storica di Praga,  Palach si cosparse il corpo di benzina dandosi fuoco. Iniziò a correre forse verso gli idilli della gloria fin quando non fu investito da un treno in corsa. Fu soccorso e agonizzante rimase cosciente in ospedale per tre giorni prima di spegnersi nel corpo e divenire immortale nell'anima. Scrisse quattro lettere di addio, tra cui una che fu trovata nella tasca del suo cappotto. «Io sono il primo a cui tocca l’onore di eseguire la nostra decisione. Sono il primo che ha avuto l’onore di scrivere la lettera, e sono anche la prima torcia. La richiesta principale è l’abolizione della censura: se questa richiesta non sarà rispettata entro cinque giorni, vale a dire entro il 21 gennaio 1969, e se la gente non dimostrerà appoggio alla nostra azione, altre torce umane mi seguiranno».  Il 25 gennaio al suo funerale più di mezzo milione di persone affollò le strade. La sua azione fu emulata da altri studenti tra cui Zajic a Praga, e Sandor Bauer a Budapest. Recandovi a Praga potrete deporre una candela di speranza sulla lapide dedicata a Palach e Zajic per il loro sacrificio. Ma chi fu Palach? Un eroe? Un Dio? Un uomo? Palach fu una vita estirpata "nel fior dei suoi anni' direbbe Virgilio, seppur sopravvivendo nella memoria eterna. Ma non avremmo forse preferito che avesse continuato a lottare da vivo? ll primo diritto fondamentale prima ancora della libertà non è forse la vita? Avremmo potuto chiedergli di ardere ancora per accendere gli animi ma con la parola! È così che la pensava il grande scrittore ceco Hrabal: "... forse gli dei hanno davvero abbandonato questo mondo… perché sono scomparse le forze che facevano girare il mondo, perché l'ultimo a rimanere qui fu in fiamme… non un roveto, ma un giovane studente, che mentre moriva in un rogo era quello che era. lo, se in quel momento fossi stato con lui, io lo avrei pregato di ardere, ma in un altro modo, di ardere con la parola!”  Quali sono le armi per la pace e la libertà? Scrittori come Milan Kundera hanno armato una generazione intera ceca attraverso la potenza della parola, che costruisce la cultura della pace e difende la memoria storica di un popolo rendendolo immortale: "Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia". 

Armiamoci di parola, di libri, di gesti di coraggio per cambiare le coscienze! Perchè il sacrificio di Jan Palach e dei suoi compagni non sia vano, ognuno nella sua terra, per la sua terra, e per la terra comune.

Maria Martone


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