Il libero arbitrio: mai ci fu un'idea più discussa nella storia dell'uomo; un argomento con così tante sfaccettature che è raro che venga trattato con accuratezza. Allo stesso modo, è impossibile parlare del libero arbitrio in modo completo in un articolo, ed è per questo che mi soffermerò sul punto principale: la certa inesistenza della libertà dell'uomo.
Alcune delle più impattanti contestazioni dell’idea di libero arbitrio vennero formulate all'inizio del 1800: secolo in cui l'uomo si affacciava alla scienza nel modo che caratterizzerà tutta l'età contemporanea. Fu Pierre Simon Laplace, matematico francese, ad applicare le conoscenze scientifiche dell'epoca alla filosofia; e lo fece nel suo "Saggio filosofico sulle probabilità", in cui asseriva che, conoscendo le posizioni e i moti di tutti gli atomi dell'universo (supposizione poi rivelata irrealistica da Werner K. Heisenberg), si sarebbe potuto prevedere qualunque evento, persino le azioni umane. Nel libro, il matematico attribuì queste capacità ad un essere, il cosiddetto "demone di Laplace", creatura molto simile a un dio.
Dopo Laplace, vari filosofi si soffermarono sulla versione pessimistica dell’idea di libero arbitrio, aggiungendo, però, considerazioni personali e ipotesi filosofiche.
Negli anni trenta e ottanta del 1800 saranno due filosofi tedeschi a dare nuova vita al dibattito sul libero arbitrio: Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche. I ragionamenti di Schopenhauer e di Nietzsche si concluderanno in un modo simile, che venne riassunto perfettamente da Schopenhauer: "L'uomo può sì fare ciò che vuole, ma non può volere ciò che vuole". Nietzsche arrivò alla stessa idea tramite un ragionamento molto semplice: se la materia è finita e il tempo è infinito, le combinazioni degli atomi del mondo finiranno per ripetersi, portando al concetto di "eterno ritorno", che è uno dei punti cardine del "Così parlò Zarathustra", sempre di Nietzsche.
Con l'arrivo del nuovo secolo, saranno le ricerche di Albert Einstein a rispondere al dubbio sull'esistenza del libero arbitrio. Nel 1915 viene pubblicata la teoria della relatività generale, e con essa l'idea del tempo come blocco unico, e non più come avanzamento verso il futuro: tutti gli eventi coesistono, e lo scorrere del tempo è solo nell'esperienza umana. Einstein stesso era totalmente convinto dell'inesistenza del libero arbitrio, tanto da dire: "Dio non gioca a dadi".
La teoria della relatività generale è una delle tesi più sperimentate nel mondo della scienza, e le formule di Einstein non hanno ancora mai sbagliato; per quanto possa essere destabilizzante, abbiamo la certezza che non esiste l'incertezza.
Un'obiezione mossa da chi sostiene l'idea del libero arbitrio è che la predeterminazione elimini le responsabilità individuali; ma questo ragionamento non è del tutto concludente poiché la nostra percezione della realtà rimane sempre la stessa: continueremo a credere che stiamo scegliendo, con la consapevolezza che è questo a renderci esseri umani.
Francesco Rado
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