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  • Immagine del redattoreRedazione Sisma

Una retrospettiva di venerdì 13 novembre


Da alcune settimane a Napoli si respira un’aria pesante. La causa è l’introduzione delle misure restrittive, da parte del Governatore campano Vincenzo De Luca, che vanno a colpire il settore commerciale e ristorativo. Così, commercianti, ristoratori e baristi, hanno iniziato a muoversi affinché il Governo ritirasse le ordinanze più dannose in questo ambito, o concedesse sussidi per ammortizzare le spese. Di certo, risvolti così importanti, o meglio fondamentali, non si ottengono rimanendo in silenzio. Per questo, intorno alle 23 di venerdì, davanti alla sede della Regione Campania, a causa della fame e dell’esasperazione psicologica, è partita la protesta. Quest’ultima nasce come pacifica, però, con l’avanzare della notte, gli animi si sono inaspriti dando così vita ad una vera e propria rivolta.

Ma perché la protesta da pacifica è sfociata nella violenza?

Per i piccoli imprenditori e per i ristoratori la protesta si è svolta in maniera conforme alle direttive della polizia, mentre altre persone, non direttamente interessate, hanno colto l’occasione per sentirsi autorizzati a svolgere atti di vandalismo. Questi ultimi, oltre a ribaltare e dare alle fiamme alcuni cassonetti e lanciare pietre contro la polizia, hanno messo in cattiva luce la bellissima città partenopea, ricca di storia e di cultura. Il corteo, infatti, si è diviso a causa delle diverse manifestazioni dell’insofferenza generale e gli organizzatori hanno da subito preso le distanze dalla “fazione” facinorosa. I componenti di quest’ultima, imbrattando la città, hanno reso vani gli sforzi degli ultimi mesi nella battaglia contro il Covid-19: molti gli assembramenti e le persone scese in strada senza mascherina.

Per il sindaco di Napoli, De Magistris, "E' stata una notte buia per la nostra città, una notte di tristezza, di amarezza, una notte insonne piena di pensieri. Le immagini di Santa Lucia attraversata dalla violenza non sono la Napoli della Resistenza, della non violenza, della cultura democratica''.

Quanto detto dal sindaco è giusto, infatti Napoli è stata vista come la città della Camorra, dei vandali, ricca di crimini. Ma è comunque un popolo che ha, radicata nell’animo, un’indole ribelle, un popolo che sta soffrendo la fame, un popolo che si sente solo, un popolo che si sente abbandonato dallo Stato e dalle istituzioni. Un popolo, perché venerdì è scesa tutta Napoli in strada. Questo episodio mi fa pensare a quanto sia forte questa città. Noi lo sappiamo bene, grazie agli eventi passati, come le famose “quattro giornate”, un episodio storico di insurrezione popolare avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale. Il popolo riuscì a liberare la città dall’occupazione delle forze della Wehrmacht. Napoli è sempre stata forte e, a mio parere, è giusto combattere per ciò in cui si crede, con un po’ di buon senso magari.


Di Romina Imer


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