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Una piccola pace

Mattia Signorini è l’autore che noi alunni del primo anno abbiamo incontrato per confrontarci sul suo libro "Una piccola pace", titolo che evoca subito l’idea di speranza, la possibilità che la guerra che da sempre affligge l’umanità possa finire o che, perlomeno, possa esserci una tregua.

Signorini inventa una storia d’amicizia, d’amore, di coraggio, di speranza, una favola sullo sfondo di un fatto realmente accaduto, ovvero la Tregua di Natale del 1914 tra truppe inglesi e tedesche, un giorno in cui i soldati si scambiarono doni e auguri, un giorno in cui non si riconobbero come nemici, ma come uomini con gli stessi sentimenti e le stesse esigenze di comunione e di condivisione. Un giorno in cui gli uomini, i singoli soldati diventano protagonisti della loro realtà decidendo, almeno per un giorno, di dire no alla guerra.


Durante il dibattito alcuni di noi sono stati incuriositi dalla scrittura e dai motivi che hanno ispirato lo scrittore a scegliere il tema trattato. Altri hanno rivolto domande sugli aspetti comuni ai fatti di oggi, riferendosi in particolare alla guerra tra Russia e Ucraina, perché possono cambiare i tempi, i luoghi, i mezzi con cui viene combattuta, ma non cambiano l’egoismo dell’uomo, la sua volontà di sopraffazione e l’orrore che una guerra necessariamente comporta.

Tante poi sono state le domande non sui fatti descritti, ma sui personaggi, sui sentimenti, veri protagonisti del libro, come la figura della “ragazza con il Mare del Nord negli occhi”, che evoca l’idea di un amore romantico e soprattutto William Tuner il protagonista. William ha suscitato l’interesse di tutti noi per il suo coraggio, che mostra non solo nella volontà di andare in guerra per salvare delle vite, ma soprattutto nel vivere i propri sentimenti e metterli al primo posto scegliendo quindi di abbassare le armi e decidere del proprio destino. William con la sua empatia, la sua capacità di entrare in sintonia con gli altri, è certamente un personaggio che affascina e conquista. La sua fragilità, legata alla perdita della madre quando era ancora bambino per un incidente di cui si sente responsabile e per cui rimane ancorato al passato, è nello stesso tempo la fonte della sua forza che non gli permette mai di sparare perché nell’altro vede non un nemico da combattere, ma un essere umano come lui. Solo le circostanze fanno degli uomini dei nemici in guerra.


Quello che noi tutti abbiamo imparato leggendo questo libro è che solo la consapevolezza e il coraggio di poter agire in prima persona e solo la capacità di guardare oltre il proprio singolo interesse vivendo in comunione con gli altri, capendo che siamo tutti parte di un’unica realtà che insieme dobbiamo proteggere, aiutandoci gli uni con gli altri, fa di ognuno di noi un essere umano.


-Letizia Tortora


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