I giorni 29 marzo (presso la Feltrinelli di via Toledo nel pomeriggio) e 30 marzo (presso la sede succursale del liceo Mercalli di Napoli) noi studenti delle classi 1A, 1B, 1C, 1E, 1F, 1G, 1L, 2B, 2E del liceo Mercalli abbiamo incontrato Mattia Signorini, uno scrittore giovane, autore di "Una piccola pace", romanzo ispirato all'episodio storico del 1914, la cosiddetta "tregua di Natale" in trincea durante la Prima Guerra Mondiale.
Abbiamo avuto l’opportunità di porre molte domande nel corso di un dibattito durato complessivamente tre ore.
Segue una scrittura collettiva realizzata con la condivisione online dei documenti di scrittura.
Mattia Signorini è uno scrittore contemporaneo che definisce il suo modo di scrivere lieve, ma qual è il suo
rapporto con la scrittura?
Quando era al liceo, anche lui ha provato l’emozione di prendere un’insufficienza; ciò ci dimostra che, in realtà, gli scrittori non sono persone totalmente diverse da noi, anche loro hanno infatti insicurezze e difficoltà.
Incontrando lo scrittore ci siamo resi conto che scrivere un libro non è una cosa immediata come ci immaginiamo, non avviene da giorno all’altro.
Un libro si inizia a scrivere molto prima di mettere la penna sul foglio, infatti, prima di disporre le parole in quell’ordine che a noi sembra tanto perfetto, ci vuole tempo, voglia di imparare e creatività.
Mentre un libro è caratterizzato da una fine ben definita, nella vita invece le cose capitano, non le scegli tu, ed è questo che è successo a Mattia: non ha scelto la scrittura, è la scrittura che ha scelto lui.
Mattia ci ha raccontato che da ragazzo suonava in una band.
Il suo sogno era quello di essere un cantante, poi a vent’anni tutto è cambiato, ha vinto un concorso e si è reso conto che forse il mondo della scrittura gli riusciva meglio, anzi, era la prima cosa che gli era riuscita nella vita.
Ma diventare uno scrittore non è facile, molte persone scrivono testi, ma pochi di questi vengono pubblicati.
Per trovare qualcuno che crede in te, la prima cosa da fare è andare sempre avanti, perché, in fondo, basta un solo sì per cambiare le cose, ma la strada per arrivarci è piena di infiniti no.
“Una piccola pace” è un romanzo storico ambientato durante la prima guerra mondiale, sembra però quasi attuale in quanto gli uomini non sono capaci di ricordare i propri errori e terribili eventi come le guerre, cadono nel cestino delle cose dimenticate.
Ma cosa spinge gli esseri umani ad uccidersi senza un briciolo di umanità?
Tutto inizia perché non si accettano le diversità degli altri e l’unico modo per evitare ciò, è farlo in tempo di pace, dopo è troppo tardi.
“Una piccola pace” però non è un libro che racconta della guerra. Sono infatti i personaggi con i loro pensieri, le preoccupazioni e le paure a farci immaginare come doveva essere la vita durante la prima guerra mondiale.
Tra i personaggi non possiamo non affezionarci a William, un uomo tanto diverso dalle persone che si incontrano oggi. Da quando William è entrato nella vita dello scrittore, l’ha aiutato a capire il mondo, ma soprattutto a
capirsi. Infatti, pur essendo un ragazzo così giovane e senza un apparente potere, ci ha dimostrato che chiunque può fare ciò che vuole, se lo vuole. Ci ha però anche insegnato il vero significato della parola “empatia” facendo riflettere su quanto a volte è importante ascoltare e mettersi nei panni degli altri diventando propensi a un dialogo e non ad un conflitto.
Scrivere del Cappellano Addams è stata invece la cosa più divertente. Si immaginava i suoi pensieri, il modo in cui si sentiva dopo essere stato portato da un paese piccolo e sconosciuto, al centro della prima guerra mondiale.
Un passaggio brusco a una vita a cui non era abituato.
Mattia Signorini ci racconta che a volte gli è capitato che le sue mani non riuscissero più a smettere di scrivere pagine e pagine sul cappellano, che gli hanno permesso, anche se mai pubblicate, di conoscere meglio il personaggio e di affezionarsi ancora di più.
Il personaggio più particolare e affascinante è però “la ragazza con il Mare del Nord negli occhi”.
Mattia Signorini è sempre stato affascinato dalle persone lievi, che danzano in modo invisibile, ma che, quando entrano nella tua vita, lasciano una scia indelebile.
Non è mai stato attratto dalle ragazze più gettonate, che sembrano tutte uguali e che in fondo non sono altro che persone superficiali.
Le ragazze da cui era attratto, erano invece quelle che stavano sedute in un angolo, poiché, secondo l’autore, quando una persona non parla ci sono due opzioni: o non ha nulla da dire, o ha talmente un grande mondo dentro che non sa da dove iniziare a raccontarsi.
Un altro interessante aspetto della “ragazza del Mare del Nord negli occhi” è che riesce a dire molto in silenzio; esistono infatti due tipi di silenzio: uno per cui ti imbarazzi e un altro in cui dici molto di più di ciò che si può dire con le parole.
Tutti coloro che hanno letto il libro hanno sperato in un lieto fine per il forte amore nato tra la ragazza e William, però, anche se quest’ultimo non avesse incontrato Carl e fosse scappato con la ragazza, il suo destino non sarebbe stato come ce lo immaginiamo, ci sono infatti gravi conseguenze per chi abbandona la guerra.
Nonostante ciò, quel lieto fine a cui mi riferivo prima è una meta impossibile soprattutto poiché la guerra segna molto le persone, obbligandole a convivere con il peso di aver ucciso e di aver visto uccidere.
É infatti quasi impossibile tornare a vivere una vita “normale”: ciò che si può fare, però, è condividere la propria esperienza con qualcuno per non dimenticare.
L’unico modo per sopravvivere è imparare a diventare, come dice l’autore, giocolieri capaci di camminare in bilico tra dolori e sofferenze.
Il romanzo è già stato tradotto in molte lingue.
Ci ha colpito sapere che il romanzo non sia stato pubblicato in Germania, probabilmente a causa del senso di colpa dei tedeschi per le proprie responsabilità durante le due guerre mondiali, che li induce persino a ridurre quelle parti di storia nei programmi scolastici. Il personaggio di Hitler compare nel libro. Sebbene possa apparire incoerente con il periodo storico, scopriamo attraverso questo romanzo, basato su un'accurata analisi delle fonti, che egli era veramente presente durante la pace del 1914 e che proprio quella notte ha poi scritto "Qui muore l'onore dei Tedeschi" nel suo diario, frase che costituisce le prime righe del Mein Kampf.
Ma, oltre alle fonti scritte, per scrivere un libro bisogna conoscere bene le realtà e i luoghi di cui si sta scrivendo.
Mattia ci racconta come sia riuscito a illustrare al meglio alcune scene del libro: egli infatti andò a visitare delle vere e proprie trincee. Durante la sua visita, un signore gli si avvicinò e gli domandò se anche lui si interessasse delle trincee e se ne intendesse sull’argomento. Mattia, pur non essendo esperto del tema, rispose di sì e, dopo che i due parlarono per ore, il signore invitò l’autore nella propria casa per cena e colse quest’occasione per mostrargli dei libri che descrivevano proprio l’ambiente generale che si percepiva nelle trincee durante le guerre. Mattia allora decise di dare un’occhiata ai vari libri fino a quando non ebbe le idee abbastanza chiare per iniziare il suo libro, nel quale è riuscito a far intendere quello che provavano i soldati all’interno delle trincee.
Ma lo sport può abbattere veramente tutte le barriere?
Mattia Signorini ha risposto che crede fermamente nello sport e che questo possa aiutare a ritrovare quei valori che sempre più stanno scomparendo nella società attuale.
Nella ricerca della pace, qual è stato il ruolo della Chiesa e quale può essere oggi?
Durante la Prima Guerra Mondiale, sotto il Pontificato di Benedetto XV il potere della Chiesa ha permesso che non venissero fucilate le persone che avevano aderito alla tregua. Questo sottolinea l’importanza ancora oggi della Santa Sede come centro di trattativa e di arrivo per la pace. Anche il Beato Carlo I d’Asburgo-Este nel 1917 cercò una trattativa per la fine della guerra tramite il Vaticano.
Ma allora perché, come mostrano le guerre odierne, la storia non ci insegna a non ripetere gli errori del
passato? come possiamo noi giovani costruire una piccola pace?
Noi non conosciamo la storia e che cosa sia veramente la guerra, proprio come William Turner che va in
guerra senza sapere cosa lo aspetti. Citando Emergency: "la pace si costruisce in tempo di pace". Vuol dire che noi possiamo cambiare il nostro piccolo mondo, oggi, diventando persone migliori di quelle di ieri.
-Giorgia Amitrano, Mario Arnaldi, Lorenzo Blandini, Alessia Castellano, Daria Scozzafava, Dario Tubelli, Andrea Villani, Valerio Vulcano.
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