L’attuale stato di Israele si estende su un territorio di 22074 metri quadrati. La capitale storica dello stato, Gerusalemme, è considerata città sacra dalle tre grandi religioni monoteiste: Islam, Ebraismo e
Cristianesimo.
Per migliaia di anni questa terra è stata teatro di numerosi atroci conflitti. Dai Babilonesi ai
giorni nostri, i popoli semitici si sono scontrati per la spartizione di questa terra e sono ancora attuali le ripercussioni. La
popolazione ebraica era organizzata in gruppi sparsi in diverse aree. Durante il VIII secolo dopo Cristo le
popolazioni arabe portarono avanti un’ espansione fino in Medio Oriente, in Africa ed in Europa. Dal 1516 alla
fine della prima guerra guerra mondiale il territorio palestinese si trovò sotto il controllo dell’impero ottomano. Nel frattempo nell’Europa ottocentesca, martoriata dall’ antisemitismo, il letterato austriaco
Theodor Hertzl evidenziò la necessità del popolo ebraico, disseminato per il mondo, di ritrovare una propria
coscienza nazionale e di dar vita ed uno stato ebraico autonomo e indipendente in cui gli ebrei avrebbero
potuto emigrare pacificamente; la terra prescelta era la Palestina, all’epoca ottomana, che avrebbero
dovuto chiamare: terra d’Israele. Quest’ ideologia prende il nome di “sionismo”. I punti fondamentali di
questa concezione erano: colonizzazione agricola della Palestina e riconoscimento da parte della comunità
internazionale che autorizzasse e tutelasse il nuovo stato. Nel corso degli anni ‘20, quando ormai l’impero
ottomano era caduto, e la colonizzazione dall’ Europa era già iniziata con il supporto del governo inglese e di
altri ebrei che inviavano denaro dall’America e dal continente, cominciarono i primi scontri armati fra i
palestinesi e i nuovi coloni ebrei. Dopo la fine della seconda guerra mondiale le potenze vincitrici si
prefissarono l’obbiettivo di fornire uno stato alla popolazione ebraica straziata dall’olocausto. La
popolazione palestinese vide i nuovi abitanti estendere sempre di più la colonizzazione della loro terra senza poter intervenire;
nacquero così le prime organizzazioni di lotta. Il governo inglese, che fino ad allora aveva gestito il
territorio, ammise la propria incapacità e lasciò il compito all’organizzazione delle nazioni Unite.
Nel 1947 l’ ONU votò la risoluzione 181 che prevedeva la divisione della Palestina in due stati: quello arabo e
quello ebraico. Durante le trattative però gli ebrei, stanchi di aspettare una risoluzione conclusiva, decisero di
prendere la loro fetta di stato con la forza: l'allora primo ministro David Ben Guiron diede l’ordine di
autoproclamarsi stato d’Israele nel 1948 occupando anche delle terre che l’ONU aveva designato come
parte dello stato arabo: migliaia di palestinesi furono espulsi; questa catastrofe venne definita “Nakba” .I paesi
musulmani circostanti, anche loro da poco indipendenti, considerarono l’atto israeliano come una
dichiarazione di guerra e si riunirono nella “Lega araba”(Libano, Siria, Giordania, Iraq, Egitto e il neo
proclamato stato palestinese) inviando contingenti per attaccare Israele, il quale, avendo supporto
dall’Occidente, si difese cacciando i paesi della lega araba, occupando e annettendo territori con una conseguente
espulsione forzata di migliaia di civili. Inoltre il 22% del territorio restante fu diviso rispettivamente tra la
Giordania (l’attuale Cisgiordania palestinese) e l’Egitto (la striscia di Gaza). Successivamente, nel 1967,
Israele invase i paesi arabi e in sei giorni sconfisse gli eserciti degli stati della lega araba conquistando dalla
Giordania la Cisgiordania, dall’Egitto la striscia di Gaza e la penisola del Sinai e dalla Siria le alture del Golan.
L’ONU condannò l’espansione israeliana dichiarandola illegittima. Pochi anni dopo, nel 1969, alcuni
intellettuali palestinesi, con il supporto degli egiziani, fondarono l’OLP (Organizzazione per la Liberazione
della Palestina) con l’obiettivo di liberare dall’interno (attraverso la guerriglia e con attacchi mirati) la Palestina
con una matrice laica e socialista. L’OLP decise anche di mandare i propri miliziani ad addestrarsi in
Giordania, dove all’epoca erano ubicati diversi campi profughi con migliaia di palestinesi. Il governo
Giordano però, nel 1970, dopo che l’OLP aveva deciso di compiere azioni di ribellione anche in Giordania, ordinò,
in risposta, di attuare massacri di civili nei campi profughi: questa operazione fu chiamata “Settembre”
per il carattere tragico dell’avvenimento. Nel 1973 gli Stati Arabi decisero di sferrare un contrattacco
ad Israele durante la festività ebraica dello Yom Kippur, riconquistando la penisola del Sinai e sancendo la
fine dei conflitti tra Stati Arabi e Israele. La cessazione dei conflitti venne ratificata negli accordi di pace di
Camp David negli Stati Uniti, in cui Israele riconobbe l’appartenenza all'Egitto della penisola del Sinai e
l’Egitto riconobbe la legittimità dello stato di Israele. La popolazione arabo-palestinese si considerò tradita
dagli stati vicini, perché li avevani abbandonati a loro stessi. Nel 1988 l’OLP decise di proclamare l’indipendenza
dello stato di Palestina, che venne riconosciuta come stato da cento membri dell’ONU. Arrivarono gli anni della prima
Intifada (dall’arabo “sussulto”)caratterizzati da disobbedienza civile, boicottaggio dei prodotti israeliani e scontri armati. Protagonista delle rivolte è Hamas, organizzazione paramilitare terroristica di orientamento
musulmano. A causa delle ingenti morti emerse la necessità di un cessate il fuoco: nel 1993 in Norvegia gli
“Accordi di Oslo”previdero l’impegno di un’istituzione nazionale palestinese, alla quale venne concessa
la sovranità nelle regioni a maggioranza arabo-palestinese e il riconoscimento reciproco di Israele e
Palestina. La striscia di Gaza venne abbandonata dagli ebrei israeliani che, però, continuarono a controllare
lo spazio aereo, le acque, l’anagrafe, il sistema fiscale, importazioni ed esportazioni e l’ingresso degli
stranieri. La Cisgiordania venne divisa in tre zone: A, sotto il controllo civile e militare palestinese; B, dove gli
israeliani mantennero il controllo militare; C. sotto il pieno controllo ebraico. In Cisgiordania, i cittadini arabi
furono sfrattati ed espulsi e sorsero nuove costruzioni. Nel 2017 il presidente americano Trump riconobbe
Gerusalemme come capitale dello stato di Israele ma non fece altrettanto con lo stato di Palestina, il quale nel
2012 fu accettato come membro osservatore dell’ONU. Come risposta alla colonizzazione sionista dagli anni ‘90 si
verificarono attentati contro gli israeliani. Con la seconda Intifada, Hamas portò a termine nuovi attentati in
luoghi di aggregazione civile scatenando la reazione ebraica che infierì contro la popolazione araba
demolendo diversi quartieri. Ci furono più di 4000 morti tra gli arabi e più di 1000 tra gli ebrei. Gli israeliani
innalzarono due muri per contenere la Cisgiordania e la striscia di Gaza, segregando così la popolazione in
condizioni di vita disumane, dovute alla contaminazione delle acque e alla disponibilità della luce elettrica per
poche ore al giorno. La striscia di Gaza si dichiarò autonoma sotto il controllo dell’ organizzazione di Hamas.
Allo stesso momento in Israele per più di 15 anni il potere fu dato a Netanyahu, esponente delle forze di
estrema destra di ispirazione sionista. Nel 2018 fu emanata una legge fondamentale dello stato che non
definì Israele come democrazia, ma come stato nazionale del solo popolo ebraico e legittimò l’attività di
colonizzazione di stampo sionista. Il quadro geopolitico dominante prevedeva l’appoggio di Israele da parte
degli Stati Uniti per evitare che in Medio Oriente emergesse una nuova potenza dominante e vedeva come nemici di Israele l'Iran e il Qatar, entrambi sostenitori di Hamas.
Maria Martone
Alessio Castaldi
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