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Immagine del redattoreRedazione Sisma

‘Na tazzulella ‘e cafè

Questo mese vogliamo impiegare la nostra rubrica a tema musicale per parlarvi di uno dei più grandi orgogli, a livello internazionale, della nostra città: e di chi altri potremmo star parlando se non dell’inimitabile Pino Daniele?

“Umanità, umiltà e semplicità, grande uomo, più grande dei grandi, perché gode nel pensare a ciò che può imparare ancora.” Così scrive Lorenzo Jovanotti a proposito di Pino, e continua: “Lui ama, non lavora, lui vive, non si vive addosso ciò che ha, è grande perché dà”, tutto questo era Pino Daniele, non solo per Napoli, ma soprattutto per moltissimi musicisti in Italia (e non solo), lui era un modello a cui ispirarsi, un maestro di vita, ma anche un amico.

Nato nel quartiere del Porto nel 1955, fin da piccolo Pino era appassionato di musica. Nel 1976 si unisce ai Napoli Centrale. Nello stesso anno, al produttore discografico Claudio Poggi arriva una cassetta contenente uno dei pezzi di Pino e decide di fargli incidere il suo primo 45 giri.

Da quel momento non passa molto prima della realizzazione del suo album d’esordio, Terra Mia. La cifra stilistica dell'artista in questo primo lavoro era espressione di un profondo legame con la tradizione partenopea e mediterranea sia per le sonorità che per i testi, che riprendono e reinterpretano canti e usanze popolari napoletane.

Pur essendo il primo lavoro di Daniele, l'album contiene numerosi brani che negli anni successivi assursero ad un ruolo iconico, caratterizzando fortemente l'identità dell'artista, come ad esempio ‘Na tazzulella ‘e cafè.

Colore blues/jazz, ma con armonie e dialetto napoletani: un’associazione che Pino Daniele è riuscito a realizzare appieno, e con cui è stato capace di unire le mille sfumature della città di Napoli. Ha infatti contribuito, insieme a Massimo Troisi, a portare, negli anni ottanta, una nuova dignità al dialetto Napoletano, rendendolo “cool”, anche al di là dei confini Partenopei, ma senza chiudere gli occhi davanti ai problemi della nostra città, di cui lui e Troisi hanno sempre preso atto a testa alta, con un nuovo spirito di speranza.

Tra i due artisti si era infatti instaurato un profondo rapporto di amicizia, quasi fraterno: “A Pino piaceva la vena poetica di Massimo e a Massimo piaceva l’aspetto musicale che lui amava in Pino e che era quello che lui non riusciva ad avere” (- Gaetano Daniele)

Negli anni, Pino Daniele ha suonato in giro per il mondo con autori di tutti i tipi, da Bob Dylan a J-Ax, passando per Mina e Franco Battiato, senza dimenticare Eric Clapton!

Tutti loro ricordano Pino con molto affetto e ammirazione, come si è detto, lui era un modello di ispirazione per i musicisti, lui viveva per la musica.


La sera del 4 gennaio 2015, da tempo sofferente di seri problemi cardiaci, fu colto da infarto presso la sua villa, un podere isolato in Toscana. Giunto all'ospedale Sant'Eugenio di Roma, dopo vani tentativi di rianimazione, viene dichiarato deceduto alle 22:45.

La sua scomparsa ha provocato forti risposte emotive a Napoli, dove una folla di circa 100.000 persone si è riunita, in Piazza del Plebiscito, la sera del 6 gennaio per commemorarlo, cantando le sue canzoni in ricordo dell’uomo che ha riscattato e rimodernato non solo la nostra cultura, ma anche tutto il mondo della musica.


“Noi andremo via, il tempo resterà” – Pino Daniele



Luciano Molfini

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