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  • Immagine del redattoreRedazione Sisma

Microparticelle, macroproblemi

La dottoressa Maria Costantini, ricercatrice presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ci ha rilasciato un’intervista sull’ultimo esperimento condotto dal suo gruppo, in collaborazione con l’Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).

La ricerca affronta una tematica estremamente attuale: l’impatto della plastica sull’ecosistema marino.

La dottoressa ci spiega che oggetto di studio è la nuova frontiera “ecologica”, ossia la plastica biodegradabile, sulla quale, incredibilmente, sono stati condotti ancora pochi studi rispetto al largo impiego che se ne fa.

Non si tratta dell’ennesimo articolo scientifico pessimistico, quanto di una constatazione della realtà che coinvolge un tasto dolente della riconversione sostenibile: l’alimentazione.

Il processo inizia attraverso l’attività di organismi, filtratori come tunicati e ascidie, o ricci che assumono, in differenti modalità, microparticelle plastiche, introdotte nella catena alimentare da organismi di dimensioni progressivamente crescenti, che si cibano dei più piccoli, fino ad arrivare alle nostre tavole. (figura 1)

La conclusione a cui si è giunti? Anche la plastica biodegradabile ha effetti negativi.

Come?

Innanzitutto sono stai fatti degli studi preliminari incubando uova di riccio con polimeri biodegradabili ed è stato osservato un incremento di embrioni malformati. Questo punto è molto importante se si considera che i ricci di mare hanno fecondazione esterna e rilasciano i propri gameti nel mare, così da poter entrare in contatto o prima o dopo della fecondazione con questi polimeri.

Le malformazioni macroscopiche non sono l’unico effetto provocato dalla contaminazione dell’ambiente di coltura. Infatti queste malformazioni rilevate a livello microscopico si traducono in un cambio dell’espressione di molti geni legati allo sviluppo degli embrioni di riccio di mare e coinvolti in importanti processi fisiologici, provocando danni sul DNA a lungo termine.

Constatato l’effetto negativo dei polimeri plastici per gli individui durante lo sviluppo embrionale, è stato studiato il loro effetto sugli adulti di riccio di mare.

Perché? Per esempio per l’acquacoltura: i ricci vengono apprezzati, a livello gastronomico, soprattutto per le gonadi, che per essere proposte al pubblico devono provenire da animali sani. Gli esperimenti condotti miravano proprio a verificare che le gonadi non venissero intaccate dall’eventuale presenza di microplastiche all’interno degli organismi.

Difetti o anomalie nell’apparato riproduttore sono riscontrabili attraverso difetti o anomalie nella progenie; nel caso dei ricci presi in esame ciò è stato osservato spesso, deludendo l’aspettativa di migliaia di consumatori preoccupati per la salute del loro pasto quotidiano.

In ultima analisi, bisogna individuare la fonte del problema: cosa sono le plastiche e le microplastiche (figura 2)? Ovviamente la differenza di dimensioni è evidente, ma non è l’unica: le microplastiche si originano dalla degradazione delle plastiche, processo studiato nei mesocosmi, acquari a circuito chiuso che riproducono in laboratorio l’ambiente naturale marino, nei quali sono poste lastre polimeriche che, attraverso l’azione combinata di acqua e batteri, diventano microparticelle, attraverso processi abbastanza lunghi nel tempo.

In conclusione, il vantaggio delle plastiche biodegradabili, emerso dagli esperimenti, sta proprio in questo: l’effetto a breve termine (short term) non è tossico, perché il processo di formazione delle microparticelle (da cui derivano le problematiche ambientali) ha maggiore durata rispetto alle plastiche “tradizionali”.

Purtroppo non si può dire lo stesso dell’effetto a lungo termine (long term), perché seppur sia vero che tali plastiche sono biodegradabili in ambiente marino, possiedono ancora instabilità chimica o componenti come polimeri convenzionali e non possono essere biologicamente assimilate, ciò vuol dire che non vengono “smaltite” bensì accumulate.

Ahimè dunque il problema è solamente rinviato ma non risolto.

La scienza ha sempre nuove proposte, ma il nostro benessere è spesso costruito sulla sofferenza

del pianeta e delle sue creature.

…quando riusciremo a darci soluzioni definitive?


Libera Caramiello

figura 1


figura 2

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