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Immagine del redattoreRedazione Sisma

Leila Organa

È ormai aprile, la primavera è alle porte e con essa è trascorso l’8 marzo, giornata internazionale della donna. Quale occasione migliore, per la rubrica dedicata al cinema, per portarvi un approfondimento su uno dei più celebri personaggi femminili della storia dei film, e in generale uno dei personaggi più conosciuti dell’ultimo secolo?

Si potrebbe parlare qui di Wonder Woman, Hermione Granger, Trinity e chi più ne ha più ne metta, ma parliamo oggi della Principessa Leia (o Leila, come i traduttori italiani hanno scelto di presentarcela per quasi 40 anni), il personaggio interpretato dalla compianta Carrie Fisher (1956-2016) nella celebre saga di Guerre Stellari.

Ispirata alle fiabe tradizionali europee (ma anche a “La Fortezza Nascosta”, di Akira Kurosawa), la Principessa di Alderaan si distinse subito da qualunque stereotipo di “principessa in pericolo” quale poteva apparire, divenendo subito un simbolo di forza e coraggio.

Nati su polis Massa all’indomani dell’ascesa al potere dell’Impero, Leia e suo fratello gemello Luke rimangono subito orfani di madre (la regina e senatrice di Naboo Padmé Amidala, interpretata da Natalie Portman), mentre loro padre (Anakin Skywalker, divenuto il signore dei sith che tutti conosciamo: Darth Vader) è all’oscuro della loro nascita. Leia viene separata dal fratello e adottata dal senatore Bail Organa, amico di sua madre, e da sua moglie Breha, regina del florido pianeta di Alderaan.

Fin da piccola dimostra un carattere forte e una scaltrezza senza eguali (come sa chi ha visto la piccola Vivien Blair nei suoi panni, nella serie Obi-Wan Kenobi dello scorso anno) ed è educata nelle arti, nella letteratura e nell’etichetta, come si confà ad una principessa, ma insiste anche nell’allenamento fisico e nell’apprendimento di forme di combattimento e di autodifesa.

Già prima dei 16 anni il padre adottivo soleva portarla con sé nelle lunghe e noiose sedute del Senato. Lì Leia ascoltava e imparava l’arte della diplomazia. E grazie alla sua bravura in tale campo e al suo buon cuore lavorò infaticabilmente per salvare i mondi in difficoltà. Cercando di arginare l’attitudine distruttiva dell’Impero.

Quest’ultimo non si mostrava ovviamente particolarmente comprensivo, motivo per cui Bail Organa iniziò in quegli anni a mettere insieme quella che diverrà la futura Alleanza Ribelle. Leia, ovviamente, scoprì tutto, e quando decise di unirvisi per aiutare la galassia fu impossibile farla desistere.

Sprezzante del pericolo, da Principessa diventa un’esperta spia e agente della ribellione, pur continuando il suo lavoro in Senato. Questo fino a quando non viene rapita dalle forze imperiali e portata sulla loro tremenda stazione spaziale: la morte nera.

Ed è qui, già nel 1977, che mostra un coraggio senza eguali. Appena catturata, e più volte successivamente, trova il coraggio di parlare a Darth Vader e al Governatore Wilhuff Tarkin a testa alta, cosa che in quel periodo NESSUNO era capace di fare. Leia resiste alla tortura, resiste alle minacce di distruzione del suo amato pianeta Alderaan, ma comunque non tradisce la causa in cui crede. Anche quando vede il suo pianeta e tutti i suoi affetti ridursi in polvere davanti ai suoi occhi, la Principessa (ora principessa di nulla) non si lascia atterrare: prende in mano le redini del suo stesso salvataggio, prendendo di mano il blaster da Luke e fronteggiando i plotoni imperiali.

Anche una volta tornata alla base ribelle su Yavin IV Leia non trova tempo per rimpiangere i suoi cari, e deve organizzare una squadra d’attacco per distruggere la Morte nera. E se pensate che dopo ci fu tempo per fermarsi e guardarsi indietro vi sbagliate: per cinque anni la Principessa senza regno continuò a combattere per la causa in cui credeva. Anche con nessuno ad appoggiarla, anche quando le probabilità erano contro di lei (come il suo droide C-3PO non mancava mai di farle notare), e addirittura quando era incinta di suo figlio Ben, Leia non si arrese mai.

E anche quando nuove minacce insorsero nella galassia, Leia, ormai sessantenne e con il ritrovato titolo di “Generale Organa”, tornò a combattere. Questa volta fino alla morte.

Una morte, la sua, votata all’amore per il prossimo, così come aveva sempre vissuto, come suo padre le aveva insegnato, come una principessa veramente degna di questo titolo.

Citando le parole di Peter Griffin:

“Aveva grazia, coraggio ed una gioia di vivere senza pari. Potrebbe non esserci più, ma la sua voce vivrà sui dvd, su Hulu Plus e su piccoli ologrammi proiettati da droidi”

~Luciano Molfini

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