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Immagine del redattoreRedazione Sisma

La ricerca biomedica nello spazio


Fin dalla sua nascita l'uomo ha sempre cercato di spingersi al di là dei propri limiti, mosso dal desidero irrefrenabile di conoscere la realtà che lo circonda. Quello stesso desiderio, che oramai centinaia di migliaia di anni fa lo ha portato ad uscire dalle caverne per sopravvivere al proprio tempo, oggi gli ha permesso di valicare quei confini del mondo che ha sempre potuto osservare solo dal basso e di mettere piede sulla Luna, ottenendo sempre più risposte su quanto di più ignoto esista: lo spazio. Non bisogna pensare, però, che l'esplorazione in questo campo resti fine a se stessa e che le risorse e il denaro che essa necessita siano sprecati perché potrebbero essere adoperati per azioni più concrete qui sulla Terra. Infatti, è proprio grazie alle ricerche che avvengono in orbita e ai macchinari progettati per questo scopo che possediamo gli strumenti necessari per risolvere alcuni grandi problemi che affliggono il nostro pianeta e perfezionare, semplificare o modificare azioni quotidiane in modo da renderle più efficienti. Ad esempio, il bisogno di sviluppare dei depuratori in grado di riciclare l'umidità presente nell'aria e perfino sudore e urine, trasformandoli in acqua potabile per diminuire i costi di peso e trasporto di quest'ultima durante le missioni spaziali, ci ha permesso di pensare alla stessa soluzione anche per alcune delle zone più disagiate del pianeta. Inoltre, grazie a esperimenti scientifici condotti sulla ISS, ovvero la Stazione Spaziale Internazionale, e all'adattamento di alcuni macchinari usati sulle navicelle alle necessità terrestri, oggi possediamo dei bracci robotici per delicati interventi al cervello, conosciamo le proprietà fotovoltaiche di alcuni materiali, permettendoci di produrre energia pulita, abbiamo messo a punto sistemi di imaging diagnostico sempre più precisi che sono fondamentali, come la TAC e la risonanza magnetica, e possiamo utilizzare la comunicazione satellitare grazie alla quale, ad esempio, abbiamo sostituito alle mappe cartacee gli ormai diffusissimi navigatori. Inoltre, sulla ISS vengono svolte delle vere e proprie sperimentazioni biomediche che studiano gli effetti della microgravità sull'uomo per verificare le conseguenze biologiche che ha su di esso in caso di lunghe permanenze nello spazio, come nel caso delle ormai prossime spedizioni su Marte che sono molto più vicine di quanto potremmo immaginare. Queste ricerche hanno portato ad importantissime scoperte come quella della morte dell'80-90% delle cellule tumorali nell'arco di 24 ore in condizione di microgravità che, nonostante per il momento resti solo una simulazione al computer, ha aperto una strada che potrebbe salvare milioni di vite. Benché la gravità ridotta sarà in grado, in un futuro prossimo, di aiutarci in moltissimi campi, è al contempo una condizione a lungo andare pericolosa per l'uomo, in quanto porta all'indebolimento delle ossa e alla perdita di massa muscolare, a cui si aggiungono i problemi dovuti alla maggiore esposizione alle radiazioni in assenza di atmosfera. Tuttavia si sta pensando a delle valide soluzioni anche per superare questi ostacoli, in quanto la ricerca non può permettersi di fermarsi, di piegarsi alle difficoltà , e per questo dovrà continuare a lottare contro le opposizioni come da sempre si propone di fare. Perché la ricerca, in qualunque momento o per qualunque scopo avvenga, che si svolga sulla terraferma o su una stazione orbitante a 400 chilometri da essa, è vitale, sempre.


Di Francesca Briglia

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