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  • Immagine del redattoreRedazione Sisma

La Cina ha sconfitto il Covid?

Da fonti governative cinesi sembra che nelle ultime settimane i casi di Covid-19 sono scesi drasticamente arrivando a registrarne poche unita se non nulle.



Ebbene, sembra proprio di sì, la Cina ce l'ha fatta.

Dopo mesi di sofferenza per le strade del colosso orientale, in particolare a Wuhan, dove è esplosa l'epidemia, si respira aria di normalità.

La domanda è: a quale prezzo? Fino a che punto le informazioni provenienti dalla Cina sono attendibili?

Il segreto di questo ritorno alla normalità è un ferreo sistema di controllo e prevenzione delle infezioni, attraverso l'utilizzo del “sistema delle 3 T”: testare, tracciare e trattare.

Il metodo consiste in una rapida, massiva ma soprattutto capillare azione di controllo sulla popolazione, che ha raggiunto quota 9 milioni di tamponi al giorno: quasi 9000 persone vengono messe in quarantena e testate per ogni sospetto positivo. Un'azione che riesce a prendere corpo attraverso l'utilizzo di applicazioni, telecamere che studiano i comportamenti della popolazione da anni, dichiarazioni volontarie dei cittadini e molti altri mezzi di controllo delle masse.

Importante è la rapidità con cui viene messo in atto il piano di prevenzione: a pochi minuti dalla segnalazione di un presunto infetto viene imposta la quarantena a tutto il quartiere che, dopo aver effettuato determinati controlli, torna in libertà dopo 14 giorni.

C'è da sottolineare che il successo di questo programma è strettamente legato ad una precedente esperienza simile a quella del Covid, ben impressa nella memoria della fascia adulta della popolazione, legata alla SARS (2002-2004).

Oltre a seguire queste stringenti norme, la Cina ha sviluppato e sta sviluppando, assieme ad un'equipe di virologi e infettivologi da tutto il mondo, vaccini che se efficaci, come dichiarato dal presidente Xi Jinping, potranno essere utilizzati e distribuiti alle altre nazioni già dagli inizi del 2021.

Tuttavia questi tentativi di riacquistare una timida normalità evidenziano ancora una volta il dramma della popolazione cinese, a cui è negato il diritto alla privacy e che spesso è costretta ad assistere a scene di violenza da parte delle forze dell'ordine locali, soprattutto in situazioni come quella di Hong Kong.

Questo avviene perché la Cina è governata dal Partito Comunista Cinese, che detiene il potere assoluto. Si ricordi che quest’ultimo non è immune dal calpestare, con continue restrizioni, le libertà personali, come emerge dall'ultimo rapporto di Amnesty International sul rispetto dei diritti umani nel mondo (https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2019-2020/asia-e-pacifico/cina/ ). Dunque, se da un lato il sistema precitato assicura un efficace controllo in merito al rispetto delle direttive dettate dal governo, d'altro lato rappresenta una realtà non applicabile alle nazioni liberal-democratiche del mondo occidentale.

Luci ed ombre. Il vero nemico da sconfiggere in questo periodo, almeno secondo molti virologi ed esperti, è la mancanza di informazione o la diffusione di notizie false, fenomeno conosciuto come “infodemia”.

Basti pensare a quando è iniziata la pandemia da Sars-Cov-2.

Sembrerebbe, da quanto affermato da recenti ricerche sul sangue dei malati, che l'effettiva diffusione del virus in Cina risalga addirittura all'estate 2019 e che poco dopo si sia allargata a tutto il mondo, colpendo anche paesi occidentali, partendo dall'Italia.

Alla Cina bisogna quindi attribuire una grave forma di oscurantismo. Cosa resta della credibilità di un paese quando, nonostante i successi, si perde la fiducia delle altre nazioni? Saremmo riusciti a salvare più vite se fossimo stati avvisati prima?

Le stesse informazioni sulla provenienza del virus sono incerte: sembrerebbe infatti, da quelle che sono le ipotesi dei ricercatori cinesi, che il virus provenga da alcune regioni dell'India attraverso svariati mezzi di contagio, tra cui alimenti surgelati e fonti idriche infette, escludendo così l'ipotesi che accusava i pipistrelli di essere stati i primi “untori” di questa pandemia.

I membri della comunità scientifica cinese, in effetti, sono divisi tra chi addossa la colpa all'India e chi invece alle derrate alimentari.

In questo caos mediatico possiamo ancora affermare che la Cina abbia definitivamente sconfitto la pandemia?


Di Riccardo La Regina

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