Essere liceali nel 2020 non è facile, non è facile per niente. Non lo sarebbe neanche in una situazione normale, figurarsi ora. Le mille sfumature e contraddizioni di quelli che dovrebbero essere gli anni più belli delle nostre vite vengono appiattite dalle quattro mura delle nostre camere.
Siamo tutti stati privati di una parte della nostra vita che non riavremo mai più indietro. Tuttavia, è risaputo, in questo periodo così difficile ognuno deve fare la propria parte. Intollerabile, però, è la generalizzata noncuranza dinanzi a ciò che sta accadendo a noi giovani. Forse troppe sporadiche trasmissioni televisive o brevi articoli di giornali affrontano uno degli aspetti più gravi di questa pandemia: quello psicologico. Siamo costretti a vivere mesi e mesi nella stessa stanza, frequentando una “scuola” online che non riesce ad educarci e stimolarci come vorrebbe. Siamo privati di qualsiasi contatto umano, cosa che a nessuno, neanche durante la guerra, era mai capitata. Tutti ci dicono cosa fare, ma pochi si fermano a chiedersi “come i ragazzi stanno vivendo questa situazione?” e “Se IO avessi avuto la loro età come l’avrei vissuta?”.
Muoiono creatività e fantasia, e parallelamente crescono dubbi e insicurezze. Quello di cui noi ragazzi abbiamo bisogno, un disperato bisogno, è un aiuto, un’ancora di salvezza in un mare in tempesta in cui rischiamo di affondare tutti.
A parer mio, una soluzione concreta che potrebbe venire incontro alle nostre richieste d’aiuto potrebbe essere l’istituzione a scuola di uno sportello di ascolto. In pratica uno psicologo scolastico.
Certo non è la priorità e sicuramente non risolverà tutti i nostri problemi, ma è di certo un segnale da parte del mondo scolastico, che dice: “Siamo qua, capiamo i vostri sacrifici, le vostre difficoltà e vi siamo vicini”.
Tutti , anche chi fra di noi sembra più sicuro e più estroverso, dobbiamo convivere con problematiche grandi o piccole: insicurezza, senso di inadeguatezza, paura del giudizio degli altri, difficoltà ad accettare il proprio corpo, difficoltà a comprendere ed accettare una qualsiasi diversità, e questi sono solo alcuni esempi. Insomma, è palese la necessità di un punto d’ascolto soprattutto quando ci si vuole liberare di un peso. In particolare modo in questo periodo poi in cui le criticità legate alla sfera familiare assumono, per ovvie ragioni, un’importanza enorme, e la possibilità di avere qualcuno che ti aiuti a superarle si trasforma in una necessità.
La figura dello psicologo scolastico è garantita dalla legge e costituisce un nostro diritto, sia in quanto studenti che in quanto persone, ma la sua introduzione non è obbligatoria bensì facoltativa. Il tutto è lasciato a discrezione del Consiglio D’Istituto, che deve valutare questa possibilità, nel nome del progresso e del bene comune.
Vorrei concludere con un piccolo appunto. Molti purtroppo continuano a vedere l’atto di consultare uno psicologo come una cosa “strana”, “da sfigati”, senza capire che quello “strano” non è chi dallo psicologo ci va, ma semmai chi non ha neanche il coraggio di ammettere a se stesso di aver bisogno di una mano.
Ricordate, lo psicologo non è un “dottore dei pazzi”, come alcuni lo dipingono, ma rappresenta semplicemente una possibilità per poterci liberare di un peso, grande o piccolo che sia, e pertanto nessuno dovrebbe vergognare di ricorrere a lui .
Di Claudio Lipardi
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