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  • Immagine del redattoreRedazione Sisma

L’anatomia di un abbraccio

“L’anatomia di un abbraccio” - un’opera così poco conosciuta, eppure così bella. Due cuori sospesi, avvolti dalle gabbie toraciche, divisi solo dallo spazio occupato dai nostri lembi. Due battiti che si odono a vicenda e, come colpiti da un richiamo, si sentono meno soli.

Una rappresentazione di due cuori sospesi, ma sarebbe potuto essere un quadro raffigurante mille colori o anche un semplice punto. Così indescrivibile; potrebbe esser stato un notturno al piano, o una statua greca. Un gesto tanto naturale, lo compiono anche i bambini, eppure così difficile da spiegare. Ne trattava Platone più di duemila anni fa, nel Simposio, di questi fatidici abbracci: corpi che si incastrano, senso di completezza.

Non basterebbero tutte le parole del mondo per spiegare l’importanza di un abbraccio.

“Human touch, we need that touch from the one we love almost as much as we need air to breath.” Una frase incredibilmente vera. Il contatto fisico spaventa, emoziona, respinge ed avvicina. Un abbraccio può avere infiniti significati, può valere più di mille parole. Cresciamo abituati al contatto fisico: dagli spintoni all’asilo, alle passeggiate mano nella mano. È quasi connaturato in noi, lo si dà per scontato. Così tanto che si finisce per sentirsi inadatti quando non si è un tipo di persona “fisica”; quando non abbracceresti nessuno, semplicemente perché “non è da te”, ma dimostreresti affetto in svariati altri modi. Vi è quasi un’omologazione dell’espressione: un’imposizione del contatto. Sai che devi salutare qualcuno in un certo modo, oppure che dovresti comportarti in un altro qual modo. Ma va compreso che non è così semplice per tutti. Il contatto fisico può far rabbrividire, necessita di comprensione.

“L’anatomia di un abbraccio” - un’opera così importante dopo due anni in cui di abbracci se ne son visti pochi. Distanziamenti, mascherine, dover evitare il contatto fisico. Una delle tante realtà di questa pandemia. È così doloroso voler abbracciare qualcuno e non poterlo fare.

Realtà con cui convivono da sempre alcune persone affette da malattie come la fibrosi cistica, di cui però non si parla mai.

Realtà che ha dovuto affrontare chi non ha potuto salutare i propri cari un’ultima volta poiché in terapia intensiva a causa del covid.

Quindi, citando nuovamente “Five feet apart”, se avete l’opportunità e la voglia di abbracciare qualcuno… fatelo. Non importa se non avete un vero e proprio motivo. Se vi va (ed ovviamente sapete che all’altra persona non reca alcun tipo di fastidio o danno) fatelo. Abbracciate anche i vostri animali domestici, che tanto non fa mai male.

In conclusione, non si sa se scopriremo mai che sortilegio si celi dietro alla potenza degli abbracci, ma, fino ad allora, godiamoci la magia senza interrogarci troppo. Ricercate quella completezza che solo un abbraccio può dare.

Al contempo, non sentitevi in difetto se non è un vostro modo di esternare affetto. Ognuno vive la vita in un modo diverso, fortunatamente. Menti differenti reagiscono in maniere differenti agli stessi stimoli. Esiste il libero arbitrio proprio per questo, ed è così bello.


Carla Marcela Massa

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