Il 9 novembre del 1989 è una di quelle date che fanno da spartiacque tra due epoche, che rimangono impresse nelle memorie dei contemporanei e vengono ricordate negli anni a venire. Il 9 novembre del 1989 crolla il muro di Berlino, e con esso tutto il mondo che rappresentava, il mondo della guerra fredda.
Per arrivare al suo crollo trovo giusto ripercorrere i vari eventi che hanno caratterizzato l’epoca alla quale appartiene il muro.
La guerra fredda si può dire “figlia” di una guerra ben più calda, combattuta proprio nel XX secolo, la seconda guerra mondiale, proprio al termine del più grande conflitto della storia infatti inizia l’epoca della deterrenza nucleare, del terrore e della guerra diplomatico-ideologica.
Il 9 maggio del 1945 gli ambasciatori di ciò che rimane del Terzo Reich firmano la resa con i colleghi sovietici (il giorno prima avevano fatto lo stesso con le autorità degli alleati angloamericani), la guerra in Europa termina con la sconfitta totale della Germania nazista e con il vecchio continente distrutto e dilaniato da sei lunghi anni di conflitto. Le sorti geopolitiche dell’Europa però erano già state decise dai leader delle principali potenze alleate in precedenza durante la conferenza di Jalta nel 1945. Secondo molti storici, proprio in quest’ultima, si scelse di dividere l’ Europa in due blocchi, uno a conduzione sovietica e uno a conduzione statunitense.
Lo stato che pagò più di tutti le pene della successiva conferenza di pace di Parigi del 1947 fu proprio la Germania, la quale fu smembrata e divisa in due organi differenti, Germania est e Germania ovest, con la stessa capitale divisa in due settori, rispettivamente Berlino est ed ovest.
Inizialmente le zone avevano relativa libertà di movimento fra esse, ma con i successivi sviluppi della guerra fredda, i flussi migratori fra ovest ed est furono bloccati.
Per fermare quello che sembra a tutti gli effetti un esodo da parte dei cittadini della parte est di Berlino, le autorità sovietiche decisero di costruire una serie di fortificazioni per chiudere completamente l’accesso tra i due settori cittadini, per l’appunto, il muro di Berlino, rinominato il “muro di protezione antifascista”.
In realtà la sua costruzione si rivelò un vero disastro per tutto il mondo comunista almeno dal punto di vista propagandistico, il muro infatti divenne il simbolo della tirannia sovietica in Europa.
Furono molti gli abitanti di Berlino a perdere la vita nel tentativo di scavalcare il muro, tra loro anche donne e bambini uccisi a colpi di arma da fuoco da parte delle guardie di confine.
Le potenze dei due blocchi preferivano combattere guerre in paesi distanti, e non direttamente fra di loro, supportando lo schieramento più vicino alla propria ideologia, come in Corea o in Vietnam.
Il periodo fu caratterizzato da lunghe fasi di relativa tranquillità, denominate in seguito di distensione, seguiti da altri di enorme tensione nei quali si è arrivati molto vicini allo scoppio della terza guerra mondiale e alla catastrofe nucleare.
In particolare la crisi dei missili di Cuba del ’62 fu un punto di svolta da parte di entrambe le potenze, esse compresero che non avrebbero tratto alcun vantaggio da un conflitto aperto.
Ci fu un clima di relativa tranquillità e coesistenza, che però cambiò radicalmente alle porte degli anni ‘80. Nel 1979 infatti i sovietici invasero l’Afghanistan, paese in cui le elezioni erano state appena vinte dai democratici filo-americani.
Per tutta risposta nel blocco Nato raccoglievano sempre più consensi le dottrine anti sovietiche e fortemente militariste sposate dal presidente americano Reagan e dalla “Lady di ferro” inglese Tatcher.
La dottrina Reagan prevedeva che, oltre al containment dei regimi comunisti ci fosse il diritto aggiunto di sovvertire i suddetti regimi già esistenti.
Anche in Europa ci furono dei grossi cambiamenti: i paesi del blocco comunista subirono grosse proteste da parte della popolazione, la primavera di Praga, la rivolta in Ungheria sono solo alcuni esempi.
Il sistema comunista vedeva sempre più vicina la sua fine e quando nel 1985 fu nominato segretario del partito comunista sovietico Michail Gorbačëv il paese soffriva una situazione economica stagnante. Questo problema spinse Gorbačëv a studiare delle misure adeguate per salvare la nazione, si giunse alla conclusione che fossero necessari cambi profondi e strutturali. Nel 1987 venne annunciata un’agenda di riforme che prese il nome di Perestrojka: tese all’abbandono del vecchio sistema portarono poi alla dissoluzione dell’ Unione sovietica e alla fine della guerra fredda.
E dunque, eccoci giunti al 1989, anno in cui dopo lunghe proteste, il muro di Berlino, assaltato da entrambi i lati da una grande folla di berlinesi, crolla, e con lui tutto il sistema comunista e il vecchio ordine mondiale.
Seguiranno alla sua caduta poi anche la riunificazione della Germania nel 1990 e la dissoluzione nel 1991 dell’ Unione sovietica.
Il che ci porta in grandi linee ai giorni nostri, in una situazione che sembra far ritornare alla mente proprio…la guerra fredda.
Antonio Salzano
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