Europa, giugno 1941,
la seconda guerra mondiale è scoppiata già da due anni e ha già mietuto molte vittime, la Wehrmacht* sembra una macchina bellica infermabile, ha già soggiogato mezza Europa grazie alla sua formidabile strategia della guerra lampo, “Blitzkrieg”. Nel 39’, in un mese, i nazisti avevano sconfitto la Polonia, nel 1940 entrano a Parigi, passando per Olanda e Belgio e nel 1941 occupano la Jugoslavia e la Grecia: Hitler aveva il vecchio continente in pugno.
In effetti tutte queste conquiste furono possibili anche a causa della scarsa capacità diplomatica da parte degli alleati negli anni subito antecedenti allo scoppio del conflitto. Il Regno Unito, in particolare, aveva compiuto grandi errori che permisero a Hitler di alimentare la sua macchina bellica: il Ministro degli Esteri Lord Halifax e il primo ministro Chamberlain sottovalutarono le vere intenzioni del Führer, e soprattutto attuarono una politica di forte allontanamento da un potenziale alleato contro la minaccia nazista, l’Unione Sovietica. Proprio per questo i tedeschi riuscirono ad ottenere molte concessioni prima della guerra proprio da parte degli inglesi, come l’annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia, mentre i russi furono pian piano allontanati e sempre meno considerati dal ministero degli esteri britannico; i sovietici, infatti, venivano considerati arretrati e soprattutto rappresentavano il comunismo, ideologia assolutamente opposta a quella delle grandi democrazie liberali.
Proprio grazie a questo progressivo raffreddamento delle relazioni tra russi e inglesi, Hitler escogita un piano, prima di iniziare la guerra in Europa occidentale deve avere le spalle coperte: ecco che propone a Stalin in persona un patto segreto, il patto Molotov-Ribbentrop, dal nome dei due diplomatici che lo firmarono: l’accordo consisteva in un patto di non-aggressione dalla durata decennale, inoltre presentava una “clausola segreta” che prevedeva la spartizione della Polonia da parte delle due potenze occupanti.
Ed ora che sono state date alcune delucidazioni sulla situazione geo-politica del tempo, possiamo arrivare al giugno del 1941: Hitler aveva da sempre auspicato un’espansione verso est, il cosiddetto “spazio vitale”, necessario secondo il Führer per lo sviluppo della macchina bellica del Terzo Reich.
Qualche mese prima, allora, Hitler prende la decisione, convoca i suoi generali e viene progettato il piano di invasione: la Germania attaccherà l’Unione Sovietica.
L’alto comando tedesco però, forse per la prima volta dell’inizio della guerra, compie un fatale errore: sottovaluta l’Armata Rossa; l’esercito russo viene considerato inefficiente e inferiore sia per mezzi corazzati che aerei, la guerra lampo, secondo i piani, avrebbe portato i tedeschi a Mosca in pochi mesi.
Il nome in codice dell’operazione è “Barbarossa”, il Führer decide che l’invasione inizierà in primavera, ma qualcosa va storto: gli italiani inspiegabilmente invadono la Grecia e rallentano le operazioni, infatti i tedeschi devono utilizzare alcune risorse per aiutare l’alleato e quindi l’inizio dell’operazione è rimandato di qualche mese.
Dal canto suo, Stalin è convinto che i tedeschi non tradiranno il patto, secondo lui non avrebbe senso aprire un nuovo fronte di guerra e quindi decide di non ascoltare le migliaia di informazioni che giungono dal fronte, rifiuta categoricamente l’opzione di dover combattere i nazisti.
E dunque grazie a questi presupposti il 22 giugno 1941 inizia l’operazione Barbarossa, le potenze dell’Asse schierano 3 milioni di uomini, si tratta della più grande forza di invasione nella storia militare, lungo un fronte lungo circa 3000 km, con 600.000 veicoli a motore e 600.000 cavalli per operazioni esterne ai combattimenti.
La prima fase dell’offensiva risulta in un grande trionfo per i tedeschi che colpiscono i russi ancora impreparati e male organizzati. Le forze tedesche ottennero vittorie significative e, una dopo l’altra, occuparono tutte le città più importanti dell’Unione Sovietica, facendo prigionieri interi Stati sovietici maggiori, l’offensiva ha uno slancio tale che un generale tedesco scrive nel suo diario: “La guerra è vinta, anche prima del previsto, tra pochi giorni saremo a Mosca”.
* Wehrmacht: l’esercito tedesco
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Antonio Salzano
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