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  • Immagine del redattoreRedazione Sisma

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

Da dove veniamo?

Silenzio. E poi un pianto. L’unico pianto che si aspetta a cuori sospesi. Ironica anticipazione della nostra agrodolce vita, delle nostre emozioni. Un saluto pieno di lacrime a questa nostra terra.

Se nascessimo sapendo parlare, cosa diremmo?

Difficile immaginarlo, anche dopo anni di cosciente utilizzo del linguaggio ci sono momenti in cui le parole sembrano non bastare.

Racconteremmo del prima? Sapremmo dire da dove veniamo?

Dal nulla. Dalla polvere. Dal buio.

Ed è forse la mancanza del tiepido buio che ci farebbe piangere comunque.


Chi siamo?

Esseri umani. Persone sociali. Famiglia. Amici. Amanti. Amati.

Involucri di emozioni, di ricordi, di sensazioni.

Siamo storie, scritte da noi stessi. Siamo idee, percezioni. Sono la persona vicino alla quale ti siedi e la stessa che ti percepisce vicino a sé.

Potremmo essere alberi, ma spesso decidiamo di essere sassi. Potremmo essere gatti, ma decidiamo di essere squali.

Sono quella persona che anni fa ha continuato a giocare nonostante si fosse “sbucciata” il ginocchio, ma anche la stessa che ora fa di tutto per nascondere la cicatrice che mi ha causato.

Siamo bimbi che non vogliono diventare adulti, adolescenti che non vedono l’ora di esserlo ed adulti che vorrebbero tornare indietro.

Siamo anche quelli che hanno deciso di vivere ogni tappa, oppure di saltarne. Di divorarle avidamente, bruciandole, ma guardando con gioia le fiamme ardenti in un pomeriggio estivo.

Ed in quel fuoco ci siamo rivisti ed immaginati in un futuro più luminoso, forse perché le tenebre ci apparivano rischiarate proprio da esso.

Ed abbiamo visto volare le ceneri, così belle, ondeggianti in un mare di nubi.

Forse questo siamo: un mare di nubi, composte da momenti evaporati. Nubi che al tramonto cambiano faccia e ci restituiscono versione modificate come ricordi un po’ acciaccati.

Nubi dense, nubi sparse, soffuse, filtranti luce, o forse notturne che semi-coprono la luna.

O ancora, siamo una mescolanza di quelle ceneri che il nostro fuoco ha fatto ondeggiare e di quelle nubi che le hanno attese e rese più belle.


Dove andiamo?

Ovunque e da nessuna parte. Percorriamo chilometri ogni giorno, per poi ritrovarci allo stesso punto, casa.

Camminiamo come alla cieca. Non conosciamo la nostra destinazione. Ed a volte piangiamo, proprio come appena nati, perché non vediamo, o la luce è troppa e temiamo sarà così per sempre.

Piove, temiamo di non rivedere mai più il sole.

Il caldo ci scioglie e rimpiangiamo i tempi invernali.

Il freddo ci spezza le ossa e ricerchiamo quel caldo tanto disprezzato.

Siamo contraddizioni spigolose che cozzano contro corridoi piatti.

Ci terrorizzano i silenzi, i pianti, ma anche le gioie.

Abbiamo paura del fuoco, ma ne amiamo i colori. Viviamo per esplorare, per cercare la nostra meta.

Passiamo un’intera vita a compiere una caccia al tesoro, senza mappa e senza conoscere il tesoro.

Vaghiamo. Tra le terre, tra le menti, tra i cuori. Arriveremo mai? Forse.

O forse ci perderemo, per ritrovarci in quelle ceneri, in quel nulla, nel buio da cui siamo venuti.

~Charlie




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