Nel Myanmar, lo scorso febbraio, la giunta militarista ha improvvisamente preso il controllo del governo: ma perché si è arrivati al colpo di stato? Come tutti gli altri paesi dell’ex Indocina francese, il Myanmar ha attraversato un lungo periodo di instabilità politica ed istituzionale, tuttavia, a differenza di altri paesi che riversano in una situazione simile, i fatti che hanno dato inizio alla vicenda sono estremamente recenti. Tutto è cominciato con le elezioni presidenziali democratiche dello scorso novembre in Myanmar, che vide scontrarsi due fazioni politiche: la prima è la Lega Nazionale per la Democrazia, guidata da Aung San Suu Kyi, un partito liberale di sinistra, e il partito ultranazionalista dei militaristi di Than Htay. La lega democratica vinse a pieno merito le elezioni e Aung San Suu Kyi salì al potere: in risposta a ciò, la giunta dei militari, guidata da Min Aung Hlaing, accusò il nuovo governo di brogli elettorali e minacciò di usare la forza per sovvertire il governo di neoformazione. Tuttavia le accuse vennero prontamente smentite, così, la mattina del primo febbraio, i militaristi lanciarono un colpo di stato: l’esercito occupò le città, arrestò il premier e altri esponenti del nuovo governo e in tutta la nazione venne proclamato lo stato di emergenza e legge marziale per un anno. Prontamente, il leader della giunta Hlaing fece la sua comparsa televisiva riproponendo le accuse al precedente governo e promise “nuove elezioni realmente democratiche “. Nel frattempo alla popolazione venne bloccato l’accesso ad internet, le TV smisero di trasmettere programmi a causa di “guasti tecnici” e anche le reti radiofoniche rimasero in silenzio. L’uso di queste misure drastiche, inadeguate alla situazione corrente, diede vita a diverse proteste pacifiche tra la popolazione. Le manifestazioni, anche se non violente, provocarono la risposta dell'esercito: lacrimogeni e fucili con munizioni “non letali “ a gomma sono stati largamente utilizzati e negli scontri sono stati feriti a morte due dimostranti, divenuti icone per i manifestanti. Per quanto l’esercito sia stato severo e tempestivo nel contrastare le proteste, per ora, non sono state impiegate armi da fuoco, che sostanzialmente farebbero degenerare la situazione in un bagno di sangue.
L’accaduto, data la sua gravità, è stato condannato da tutti i paesi occidentali, come gli USA e l’Unione Europea. Tuttavia, ci sono sospetti che la Cina stia aiutando militarmente il Myanmar: ciò potrebbe determinare un nuovo fronte caldo tra USA e il colosso orientale, ma sicuramente bisogna attendere l’evoluzione degli eventi. Nonostante il colpo di stato abbia generato una grande risonanza globale, l’opinione pubblica italiana non lo ha trattato con la dovuta attenzione, dato che le notizie principali erano la crisi di governo e il Covid-19. Ad ogni modo si spera che ci sia una risoluzione pacifica al problema corrente.
Alessio Castaldi
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