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Biografia di Dio

Aggiornamento: 30 nov 2021

Che scelta sconsiderata scrivere un pezzo su Dio; quando si parla di quest'argomento, per un laico come me, anche solo tenere a bada la propria protervia da illuminista costa terribile fatica.

Per quanto possa preferirla però, so già che scegliere la "strada facile" - quella del libellista iconoclasta - mi porterebbe ad ingolfarmi in un pantano di riflessioni condivisibili ma banali.

Come posso, quindi, spingere le mie elucubrazioni oltre il muro dell'ovvietà?

Tocca in primis fare i conti col problema più evidente nelle discussioni teologiche, ossia il carattere eteroclito ed ambiguo della parola "Dio". Cosa intendiamo, infatti, con questo termine tanto inflazionato? Le risposte sono decisamente troppe per potersi raggruppare tutte in un unico testo, fortunatamente però, per compiere le riflessioni verso cui ci stiamo avviando, ce ne basteranno soltanto due:


DEFINIZIONE 1) Dio inteso nella sua concezione più comune, quella di entità suprema e soprannaturale. Da adesso in poi mi riferirò a questa interpretazione del termine "Dio" come "YHWH".

DEFINIZIONE 2) Dio inteso come anelito verso il quale protende l'animo umano, o in parole più semplici il punto di riferimento che usiamo per orientarci nelle nostre scelte. Mentre di YHWH si può facilmente fare a meno, la presenza di questo tipo di Dio (che ha ben poco di numinoso) è imprescindibile nella vita degli esseri umani, atei o credenti che siano. Da adesso in poi mi riferirò a questa interpretazione della parola "Dio" come "Bussola Morale".

Per chiarire questa seconda definizione proviamo a fare qualche esempio:

Chi vivrà all'insegna dell'accumulo di beni materiali avrà come Bussola Morale la ricchezza, chi farà sempre e comunque il bene delle persone che ama avrà come Bussola Morale la famiglia e chi, ancora, trascorrerà la sua esistenza seguendo il messaggio delle sacre scritture avrà come Bussola Morale lo stesso YHWH. Capito il gioco?


Posti questi primi paletti possiamo iniziare la nostra biografia*: fino a pochi secoli fa, in quella penisola che oggi chiamiamo Italia, la percentuale vertiginosa di analfabetismo costringeva la maggior parte della popolazione ad una profondissima ed irremeabile ignoranza; una tale situazione spianava il terreno all'affermarsi di ogni sorta di superstizione, culti religiosi inclusi.

Nel XVI secolo, ad esempio, quasi nessuno avrebbe pensato di mettere in dubbio l'esistenza di YHWH, per il quale era nutrita una tale riverenza che, adesso, non ci è tanto peregrina l'idea che la prima fase della vita di Dio (iniziata con la nascita degli esseri umani e conclusasi nel XVIII secolo) abbia visto coincidere - almeno per la maggior parte degli individui - Bussola Morale e YHWH.

Una prova concreta di quanto appena detto si può ricercare nella situazione degli attuali paesi del terzo mondo, che per molti versi (uno su tutti l'ignoranza dilagante delle classi lavoratrici) ricalcano il quadro protostorico italiano. Basterà una breve ricerca sul loro conto per scoprire quanto ossequiosa sia la loro devozione a YHWH (il lettore tenga a mente che quando parlo di YHWH non mi sto riferendo specificatamente al Dio cristiano ma alla prima definizione trattata del termine "Dio").

Ovviamente la situazione italiana non è rimasta immutata negli ultimi cinque secoli ed a partire dall'illuminismo due condizioni spirituali sono state sempre più sdoganate: in primo luogo l'ateismo, e poi, più banalmente, anche il professarsi religiosi senza seguire i dettami del proprio credo, che ad oggi rappresenta l'approccio più diffuso alla propria devozione e che per comodità chiameremo "religiosità distaccata".

Ebbene, ateismo e religiosità distaccata - nell'ottica di ciò su cui stiamo ragionando - non fanno alcuna differenza, ambedue infatti rappresentano condizioni umane che vedono Bussola Morale non combaciare con YHWH.

Visto quindi il carattere irrefutabile di Bussola Morale è ragionevole chiedersi cosa, nel post-illuminismo, abbia spodestato YHWH.

Confesso che attualmente, per quanto concerne il periodo che va dalla rivoluzione francese al primo dopoguerra, faticherei a trovare risposta a questa domanda, ma dal decennio '50 in poi posso asserire quasi con certezza che il trono di Bussola Morale sia stato occupato dal potere consumistico. Questa tendenza, scaturita dallo sbarco in Italia del sogno americano, venne fiutata per primo da Pier Paolo Pasolini, il quale riconobbe la sua venuta come il più profondo spartiacque nella storia della società italiana (quello che lui chiamerà "scomparsa delle lucciole").

Addirittura si può osservare come, così come il regista bolognese vide l'emblema dell'era post-lucciole nei "Jesus Jeans", adesso è un altro brand spopolante, “Make Money Not Friends”, a farsi slogan e insieme manifesto (nel nuovo regime consumista non esiste distinzione tra questi due concetti) del Nuovo Potere**.

Ed oggi, ove quasi nulla è davvero vergine delle metastasi del parossismo capitalista, rivolgo al mio lettore un appello disperato:

Opponiti, non lasciarti irretire dalla smania di ricchezze, sii ribelle, sii anti-edonista.





Biografia*: la chiamo biografia per risultare più comprensibile al lettore, l'espressione più corretta probabilmente sarebbe filogenesi eidetica.


Nuovo Potere**: espressione usata dallo stesso Pasolini per riferirsi al consumismo.



Francesco Nicodemi

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