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Immagine del redattoreRedazione Sisma

Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo

Avevo in mente tanti progetti, ce li ho ancora, ma i pezzi si perdono, li confondo, li dimentico o li ritrovo…

Avrei potuto fare di più e di meglio, ma penso che sia un pensiero costante quindi cerco di ignorarlo e d’illudermi d’esser soddisfatta. Un po’ lo sono davvero.

La scuola ha occupato tanto tempo, forse troppo. Persino adesso, mentre sono intenta a scrivere, penso che dovrei ripetere alcuni argomenti di fisica per l’esame, e questo distrarmi continuamente lacera, squarcia, quell’aura ieratica che avvolge, morbida coltre, lo scorrere morbido, torrido, cristallino, tempestoso delle parole.

C’è rumore, rumore ovunque, dentro di me.

E fuori? Fuori c’è un mondo che mi aspetta… e che fuggo continuamente.

È troppo pulito o troppo sporco, non lo so ancora, io non so nulla. Sono affranta dalla consapevolezza di ciò. Gli anni passano e s’invecchia e non si ha mai abbastanza tempo. Di un qualcosa che nemmeno esiste abbiamo brama infinita, che controsenso. Usiamo stratagemmi per fingere che non passi, ché a fare Dio ci possiamo giocare davvero. Conclusione in breve: dopo un po’ si dimentica lo scherzo.

Ma l’uomo può? È in grado di decidere? La maggioranza delle volte, mi pare che sia l’inerzia a fare da croupier.

Forse c’è chi vuole cambiare tutto, ma, alla fine dei conti, resta sempre tutto uguale. Il valore della verità, evanido, sbiadito, viene ricalcato a matita per poter essere costantemente cancellato, ma dopo mille sbavature, resta l’ermeneutica. E così sia: la libera interpretazione, in materia di oggettività, lascia il tempo che trova. Ma esiste la verità? Qualcheduno dissente, qualche altro proclama la propria, infine nessuno ammette la colpa. La verità è frutto del compromesso, cedimento delle parti, ma in questo mondo c’insegnano a vincere, a prevalere. La meritocrazia apporta benefici e sofferenza e neppure esiste!

Ma poi, la meritocrazia, che cos’è? Galoppa in soccorso del mio quesito la Treccani, di cui riporto fedelmente la definizione, in modo da prevenire eventuali accuse di distorsione, e per giunta negativa, della realtà:


meritocrazìa s. f. [dall’ingl. meritocracy, comp. del lat. meritum «merito» e -cracy «-crazia»]. – Concezione della società in base alla quale le responsabilità direttive, e spec. le cariche pubbliche, dovrebbero essere affidate ai più meritevoli, ossia a coloro che mostrano di possedere in maggior misura intelligenza e capacità naturali, oltreché di impegnarsi nello studio e nel lavoro; il termine, coniato negli Stati Uniti, è stato introdotto in Italia negli anni Settanta con riferimento a sistemi di valutazione scolastica basati sul merito (ma ritenuti tali da discriminare chi non provenga da un ambiente familiare adeguato) e alla tendenza a premiare, nel mondo del lavoro, chi si distingua per impegno e capacità nei confronti di altri, ai quali sarebbe negato in qualche modo il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso. Altri hanno invece usato il termine con connotazione positiva, intendendo la concezione meritocratica come una valida alternativa sia alle possibili degenerazioni dell’egualitarismo sia alla diffusione di sistemi clientelari nell’assegnazione dei posti di responsabilità.


Ne deduco che la meritocrazia incentivi lo stacanovismo, ma il positivismo non ha mai giovato a nessuno, il tempo per prendersi cura di quell’essere tanto insofferente a regole e imposizioni va trovato ad ogni costo. Non siamo ‘bravi’ se smettiamo di essere persone.


Ebbene, quest’articolo voleva essere un inno alla vita, non motivo di cruccio. Il succo è questo: la scuola è uno strumento, sfruttatelo per tutte le possibilità che può offrirvi; non siate troppo severi, ma pretendete ciò che vi spetta; studiate, per conoscere e per crescere; non crediate mai di essere giunti al traguardo, perché chissà cosa vi aspetterà poi. Impegnatevi per vostra soddisfazione, il riconoscimento esterno è gratificante ma non dev’essere l’unica aspirazione.

Io ringrazio il Mercalli perché mi ha dato e mi ha tolto: ogni persona, professore od alunno, ha lasciato o ha preso qualcosa. In particolare, qualcuno s’è preso il cuore, ma quello glielo lascio volentieri.

In bocca al lupo.


Libera,

studentessa dalla vita troppo frenetica.

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