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Immagine del redattoreRedazione Sisma

mare

Dov’è lo scoglio che salva il naufrago?

Soffia il vento, ma questa volta non parla,

neanche un sussurro superbo.

Dov’è l’ancora che ferma la nave?

Fondale profondo, abissale, annega in se

stesso e scende scende scende fino a confondersi

col cielo e le stelle diventano tali.

Dove finirò?

Non vedo:

sono sola nel mare che corre

e s’infrange e non demorde.

Vorrei che potesse capirmi… no

non parliamo la stessa lingua, io vestita

di stracci mi nutri e mi graffi, mi rubi la vista e lo sguardo e le palpebre gli occhi.

Non vedo mi guidi, ma io non voglio seguirti:

perché mi costringi?

La corrente mi porta, spinge, strattona

lacrime livide e sale cui sei avvezzo.

Allora che penso?

Cos’era pensare? Cos’era volere decidere?

Con te non m’impongo, è inutile provare a

scalfirti:

urla sorde soffocate, acqua nei tuoi flutti

senza aria senza fiato non respiro…

scendo

cado

precipito, non voglio più lottare.

Persuasione di una folle scintilla,

costa l’arresa al destino testardo.

Sbiadisco, momentanea spuma d’onda

e il mare continua ad infrangersi.

Silenzio, la notte, le stelle.

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