Per il sondaggio completo dai uno sguardo qui: il lavoro effettuato dai nostri giornalisti, se è possibile rubare questo termine, è estremamente interessante: cala il lettore nella realtà concreta della persone e, per quanto gli sia vicina, troppo spesso sembra un'allucinazione.
Discriminazione di genere. Avete mai sentito queste parole? Se n’è parlato molto, quasi come se fosse un evento ormai passato, qualcosa ormai chiuso in una scatola. Ma è davvero così? Noi volevamo avere una certezza, ed abbiamo fatto un piccolo sondaggio. Perché nasce questo sondaggio? Sin dall’antichità la donna è concepita come un oggetto debole e sensibile, modello di grazia ed umiltà e punto di riferimento per i figli e per il marito. Una donna, quindi, non viene sempre considerata libera. Molte donne hanno perso il proprio lavoro, la propria essenza o la propria vita per colpa di stereotipi inutili e privi di senso. Per questo è stato creato dai professori del Liceo Mercalli Guglielmo Di Meglio e Laura Saffiotti un questionario (in occasione del 25/11/2021, giornata mondiale contro la violenza sulle donne). Il formulario inizia con domande di base, dopo di che si divide in base al sesso dell’intervistato. Il questionario riporta la rappresentazione sulla Violenza di genere (Amnesty International) e degli stereotipi relativi soprattutto a contesti lavorativi, ponendo delle domande a risposta multipla inerenti a questi. Alla fine l’intervistato può riportare le proprie esperienze personali, per sfogarsi ed esprimere le proprie opinioni al riguardo. Quali sono gli stereotipi sulle donne ancora molto diffusi? In molti ci hanno raccontato le loro storie, in anonimato.
“In alcuni casi siamo noi donne ad essere intrappolate in questi stereotipi con cui finiamo per guardare noi stesse e identificare i nostri secolari punti di forza. La bellezza, il multitasking (= sovraccarico), la capacità di aiutare e sostenere l'uomo. Abbiamo reso nostro quel modo di vederci. La nostra generazione sentiva che lavorare era un privilegio che ci veniva concesso "a patto che" riuscissimo comunque a fare il resto. Uno sfizio. Non lo pensavamo da sole. Ci hanno indotto a pensarlo.” (donna)
“Ho assistito al licenziamento di una collega di studio nel momento in cui ha dichiarato di essere incinta.” (donna)
“In ambito lavorativo la donna, che ha o che vuole avere figli, è un "problema" secondo i capi. Ho assistito a queste domande anche in prima persona, relativamente a me e mie colleghe.” (donna)
“Durante il precariato mi hanno minacciata dicendo che se avessi avuto dei figli in quel periodo non avrei mai avuto il posto di lavoro.” (donna)
“Rientrata dalla maternità, nell'azienda presso cui lavoravo, non mi rinnovarono il contratto" (donna)
È un colore da femmina
Questi stereotipi, che possono sembrare innocue frasi ormai lasciate nel passato, sono ancora con noi. L’uomo nella storia ha sempre fatto questa distinzione. Ci basti pensare che i personaggi più forti, coraggiosi e presenti erano gli uomini, mentre le donne, se presenti, venivano rappresentate sotto una luce negativa.
E questo accade ancora. Nei libri scolastici molto spesso quando si discute di figure importanti si parla solo di soggetti maschili nonostante la presenza di donne importanti nella storia. Basti pensare alle numerose pittrici, poetesse, scienziate o donne che hanno avuto importanti posizioni.
Questi stereotipi si trovano anche nella nostra quotidianità, per esempio nelle pubblicità in tv. In queste spesso è la donna a servire il piatto all’uomo, a svolgere le faccende domestiche o a prendersi cura dei bambini. Spesso il corpo femminile viene anche strumentalizzato per vendere qualsiasi cosa.
“Mia madre, che fa parte di una fondazione per aiutare donne o che subiscono violenza o in generale donne che hanno bisogno di sostegno per la separazione e magari anche con denunce penali. Infatti, una volta mia madre aiutando una sua amica durante la separazione è stata anche minacciata dal marito dell'amica. Per fortuna non è successo nulla, anche se io ero piccolo, mia madre ha avuto paura e per questo lei è mio padre sono andati in questura.”
Dopo tutti i discorsi, le proteste e le lotte c’è ancora qualcuno che la pensa così? Sebbene in molti pensino che questi stereotipi siano da abolire, delle idee infondate e senza alcun senso logico, chi non apre gli occhi non vedrà mai e molte persone non hanno intenzione di farlo. Spesso non vedere certi comportamenti conviene, spesso aprire gli occhi è difficile. La discriminazione di genere persiste da tantissimo tempo e nonostante le proteste, discorsi, manifestazioni è ancora qui tra noi. La maggior parte delle persone non si rende conto che gli stereotipi sono come una gabbia con la serratura invisibile, una gabbia che hanno costruito gli altri per te e dalla quale solo loro possono farti uscire. Le parole possono avere un peso enorme e spesso non ci accorgiamo di utilizzare un certo linguaggio. Il mondo è pieno di stupidi, e sono proprio loro quelli che non aprono gli occhi. La parità dei sessi è un argomento importantissimo, deve essere alla base di una società che si può considerare civile. La disparità tra i generi è molto pericolosa. Per una donna è molto più difficile trovare un lavoro, e spesso si deve affidare ad un uomo. E se l’uomo diventa violento? La donna è costretta a restare. Gli stereotipi sono degli ostacoli nella corsa della vita, e si potranno eliminare solo aprendo gli occhi e saltando senza caderci sopra.
Valeria Sepe, Vittoria Russo, Luca D’Ercole
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