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Immagine del redattoreRedazione Sisma

La colpa non è mai della vittima

Siamo tutti in grado di condannare e di puntare il dito contro i colpevoli dello stupro avvenuto a Palermo; colpevolizziamo il loro gruppo di appartenenza, le istituzioni, i loro genitori e le amiche della ragazza di non averla protetta o soccorsa. Ma quanti di noi si sono “guardati dentro”, quanti hanno riconosciuto di aver guardato male una ragazza vestita in modo “colorato” o appariscente, quanti hanno riconosciuto di aver dato giudizi negativi anche solo per il trucco o il modo di camminare?

 

La domanda sconvolgente è come sia stato possibile che quei ragazzi non abbiano avuto un senso etico, morale, un briciolo di umanità, il minimo rispetto per un altro essere umano o paura delle conseguenze che il loro comportamento avrebbe determinato. Con quale coraggio ostentavano sui social o agli amici tale atrocità? Vuol dire che erano convinti di farla franca, che la legge non li avrebbe puniti e di conseguenza erano in diritto di fare ciò. Anche le bestie hanno paura della verga, della punizione, loro invece non l’avevano e nemmeno il minimo rimorso. Le loro famiglie di appartenenza invece di condannare l’atrocità hanno giustificato, minimizzato e accusato la vittima. Ma dov’è finita l’umanità, la sensibilità, l’empatia?

 

Sui social ora sono tutti esperti nel provare a spiegare le motivazioni di tale comportamento, ma c’è poco da dire. La colpa è di tutti: del passato e del presente della nostra società.

La donna da sempre è stata considerata inferiore ed è stata sfruttata, ostacolata, discriminata, derisa quindi vittima. Se vogliamo partire da Eva, nata dalla costola di Adamo, e colpevolizzata della loro cacciata dal paradiso comprendiamo come anche dagli albori della religione la donna è stata sempre sminuita rispetto all’uomo; non soltanto nella religione cristiana. Anche a livello sociale è stata sempre considerata inferiore e ha dovuto fare battaglie perché i suoi diritti venissero riconosciuti e per avere la possibilità di esercitarli. Da quanto tempo si è considerato che all’uomo tutto fosse dovuto, mentre per l’emancipazione della donna non sono bastate tante lotte.

Inutile pensare al passato perché ancora oggi nelle case di tutto il mondo prevale l’archetipo patriarcale. Le conseguenze di questa realtà si riflettono nel comportamento sociale di questi ragazzi. La rivoluzione per cambiare il mondo e il suo pensiero maschilista deve partire da ognuno di noi ed adesso, affinché altre tragedie come queste non si ripetano.

Un vecchio proverbio diceva che per educare un ragazzo ci vuole tutto il villaggio, ed è questo dobbiamo fare.

Noi donne dobbiamo poter avere la libertà di fare quello che vogliamo e quando vogliamo senza aver paura o doverci sentire in pericolo. Non siamo proprietà di nessuno.

 

~Elisabetta Vecchione

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