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Immagine del redattoreRedazione Sisma

La strage del naufragio di Cutro: chiodi sulla croce dell’Europa

La notte tra il 25 e il 26 febbraio scorso si consuma un atroce naufragio, vicino alle coste di Steccato di Cutro in Calabria. Il bilancio è drammatico: 93 le vittime e 11 i dispersi. Per ridare voce a queste persone che mai l’hanno avuta, oggi, domani bisogna combattere per una giustizia: i loro volti esanimi meritano almeno una lotta al giorno.


Un carico di persone partito dalla Turchia, che avrebbe dovuto traghettare i migranti dall’ultima tappa del loro calvario terrestre lungo la rotta turca (la più battuta dai profughi, provenienti dai Paesi Arabi e dal resto dell’Asia) fino alla loro terra promessa, il nostro bel paese; ma ciò non è mai accaduto, perché nel nostro mare, dove noi e migliaia di turisti facciamo il bagno ogni estate, è lo stesso mare dove sempre migliaia di persone muoiono ogni anno, lo si potrebbe definire “mare monstrum” per la sua concentrazione di naufragi. Il carico di migranti prima citato, che trasportava almeno 180 persone, si era arenato su una secca che aveva esposto l’imbarcazione già in difficoltà di navigazione alla violenza delle onde del mare tra forza 4 e forza 5 che rovesciarono e distrussero il natante. A soccorrere per primi i naufraghi furono due pescatori del luogo, che sentirono il frastuono del disastro e le grida di chi era in difficoltà e allertarono i carabinieri e altra gente del luogo per correre in aiuto. Nel buio più completo e al gelo della notte, i volontari e i carabinieri salvarono chi era ancora vivo, cominciando a estrarre dall’acqua numerosi corpi senza vita spinti verso la riva dalla violenza delle onde. Alle prime ore dell’alba il bilancio appariva già drammatico: il caicco sbriciolato veniva trasportato dalla risacca e decine erano già i corpi distesi sulla sabbia e coperti da sudari bianchi; intanto, era scattata una imponente macchina di ricerca e salvataggio di altri eventuali superstiti, oltre agli 81 già recuperati, ma il mare molto mosso continuava a restituire di ora in ora cadaveri di uomini, donne e bambini. Il giorno stesso del 26 febbraio, mentre si stavano chiarendo le proporzioni della tragedia, arrivava in Calabria il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, che, a seguito dell’accaduto e dopo aver preso visione del luogo del naufragio, convocava una conferenza stampa nella prefettura di Crotone. In quella sede il ministro ha fatto affermazioni a dir poco inumane e soprattutto che manifestavano la poca conoscenza dei fenomeni delle migrazioni umane, come per esempio dichiarando che, affinché queste tragedie non si verifichino più, “non bisogna partire” o che la colpa del naufragio va attribuita alla “precarietà con cui era stata organizzata la traversata “ e dulcis in fundo, colpo di grazia, ciliegina sulla torta che la disperazione non può mai giustificare, che questi sono  “viaggi che mettono in pericolo i propri figli”. Secondo l’Unicef ogni 11 minuti nel continente asiatico muore un minore per patologie infettive come la dissenteria o malattie legate a problemi igienico sanitari, cose curabilissime nell’Occidente, ma letali dove le medicine scarseggiano, quindi al ministro la scelta se ritiene queste circostanze abbastanza gravi per giustificare un viaggio in mare. Oltretutto un’altra proposta sempreverde della destra, anche se formulata sotto forma di slogan, è: ”aiutiamoli, ma a casa loro”, ovvero si dovrebbero fare investimenti nei paesi sottosviluppati affinché ci sia un benessere generalizzato e quindi far sì che le persone non debbano più migrare; però questo in realtà è l’esatto motivo per cui la gente migra, infatti in primo luogo questa è la base del cosiddetto “imperialismo”, cioè investire all’estero se il mercato è già saturo in patria, e questo determina un deterioramento degli equilibri e soprattutto determina degli squilibri economici e sociali in questi paesi (per intenderci: i ricchi si arricchiscono per le nuove industrie e gli investimenti e i poveri si impoveriscono) facendo partire nuovi flussi migratori. Per concludere, la verità è che in 45 000 mila anni di storia umana l’uomo ha sempre migrato e nessun muro o blocco navale potrà mai fermare questo fenomeno e poi fa riflettere come proprio il nostro governo sia così fermo contro queste questioni data la mole di migranti italiani in giro per il mondo negli ultimi due secoli, perciò è necessaria una sensibilizzazione e una conseguente lotta per la giustizia di queste anime rimaste nel nostro mondo senza voce. 

~Alessio Castaldi

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