Il 15 dicembre 2020, il parlamento ungherese ha approvato una legge che sancisce la possibilità di adozione solo per “le coppie sposate”, cioè, in un Paese dove il matrimonio è permesso esclusivamente tra un uomo e una donna, solo le coppie eterosessuali. I single che vorranno adottare bambini avranno bisogno di un «permesso speciale del ministero della Famiglia»: questa norma è stata specificata perché finora era possibile, per le coppie omosessuali, adottare un figlio come adozione di singoli (a nome di uno dei due genitori, come fosse una persona single). «L’obiettivo», ha assicurato su Facebook il ministro della Giustizia Judit Varga, «è proteggere i nostri bambini, non limitare i diritti di alcuni gruppi sociali».
Il fautore di queste limitazioni è il primo ministro dell’Ungheria Viktor Mihály Orbán.
Eletto all'Assemblea nazionale ungherese, egli ha servito come leader del caucus parlamentare di Fidesz fino al 1993. Sotto la sua guida, Fidesz è slittato da un orientamento ideologico fondato sul liberalismo e sull'integrazione europea, verso un conservatorismo nazionale. La politica interna basata sulla retorica di Orbán, ha causato un processo di arresto e arretramento della democrazia, facendola muovere verso una forma di stato autoritario caratterizzato da conservatorismo sociale e nazionale, mirata opposizione all'immigrazione, spiccato euroscetticismo e difesa di concetti quali lo stato-nazione e la "democrazia illiberale”. Ciò ha avuto grandi ripercussioni: un emendamento approvato di recente definisce la famiglia come “basata sul matrimonio e sul rapporto genitore-figlio. La madre è una donna, il padre un uomo”.
“I genitori devono crescere i propri figli in uno spirito conservativo” – afferma ora la costituzione – “l'Ungheria difende il diritto dei bambini di identificarsi con il proprio genere di nascita e garantisce la loro educazione sulla base dell'identità e dei valori costituzionali della nostra nazione basati sulla nostra cultura cristiana”.
Il governo afferma che i cambiamenti sono necessari poiché “le nuove ideologie diffusesi in Occidente hanno reso necessario proteggere i bambini contro possibili interferenze ideologiche o biologiche”. Questa non è la prima legge ungara promulgata ai danni della comunità Lgbt+; infatti, a maggio, il parlamento ungherese aveva approvato una legge che vieta alle persone transgender di cambiare sui documenti ufficiali il sesso biologicamente osservato alla nascita. Come logico che sia, queste nuove leggi hanno suscitato scalpore e rivolte, inoltre Amnesty International aveva già denunciato che si tratta di misure “discriminatorie, omofobiche e transfobiche”, che costituiscono un nuovo attacco contro le persone Lgbt+, “poiché la riforma costituzionale limita i diritti già esili di quella comunità”.
Carla Marcela Massa
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