Probabilmente chi è nato negli ultimi venti anni ritiene che la possibilità di una guerra boots on the ground (uomini sul campo) in Europa sia lungi dall’avverarsi, ma le tensioni diplomatiche tra la Russia e la NATO elevano ombre sempre più concrete. Le recenti tensioni riguardano l’Ucraina, paese dell’ex blocco sovietico interessato ad entrare nella NATO per distaccarsi maggiormente dalla Russia che, al contrario, vorrebbe riportarla sotto la propria influenza.
Il progetto di ammissione dell’Ucraina alla NATO non è nuovo: negli anni ’90 l’organizzazione aveva già ammesso i paesi dell’ex Patto di Varsavia e nel 2008 aveva espresso il suo proposito di includere, oltre l’Ucraina, anche la Georgia. Quest’ultimo intento rimase però incompiuto a seguito della reazione russa: il Paese era convinto che la propria sicurezza fosse stata messa in pericolo da queste alleanze e, privato di quei paesi che anche dopo la caduta del URSS aveva considerato di suo legittimo controllo, non aspettò molto prima di agire. Sfruttando il malcontento popolare della russofona Crimea (penisola situata nel sud dell’Ucraina) contro il governo ucraino, la Russia invase la regione, che nel 2014 si dichiarò indipendente dall’Ucraina e fu annessa alla Russia, seppur questo atto non sia stato riconosciuto valido dalla comunità internazionale. Per rendere ancor più improbabile l’entrata dell’Ucraina nella NATO, la Russia sostenne le rivolte filorusse nel Donbass, regione ucraina situata sul confine orientale, attualmente controllata dai separatisti filorussi che causarono e continuano a causare grandi confusioni all’interno del paese.
In seguito a tali interventi, la Russia non ha intrapreso altre campagne di occupazione dei territori ucraini, anche se si prospetta che Charkiv, città russofona unita da un forte senso di appartenenza ucraino, situata al confine con la Russia, sarà ben presto occupata.
L’azione russa si sta quindi basando su una vera e propria “guerra di nervi”, perché combattuta non con armi e soldati, ma attraverso un’azione di pressione sul governo, la quale, se si aggiungono la presenza di truppe russe armate al confine ormai da mesi, le tensioni diplomatiche tra Russia e Stati Uniti, le dichiarazioni dei Paesi europei, che se da una parte sembrano di supporto verso l’Ucraina, dall’altra risultano spesso incerte, ha un effetto di grande instabilità sugli ucraini.
A questi problemi si aggiungono le difficili situazioni interne del Paese, quali la difficoltà di doversi difendersi dagli attacchi informatici, subiti il 14 gennaio, mirati a compromettere siti governativi e, secondo i dati della Microsoft, responsabili di una possibile futura paralisi dell’intera struttura informatica del Paese.
Inoltre il blocco delle banche ha causato un’iniziale svalutazione della moneta nazionale e di conseguenza la radicale diminuzione degli investimenti, indebolendo così l’economia del Paese. La situazione interna dell’Ucraina è quindi molto complessa e le continue pressioni russe contribuiscono all’accrescersi del panico che si sta diffondendo tra i cittadini.
Non è difficile immaginare gli sviluppi di questa controversa situazione, ma forse con un intervento coeso delle potenze occidentali a favore dell’Ucraina, sarebbe possibile evitare un conflitto che avrebbe, altrimenti, un terribile impatto su tutta la comunità internazionale.
Beatrice Zoccolillo
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