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Immagine del redattoreRedazione Sisma

The beautiful game

Prendo in prestito questo modo di dire dagli amici d’oltre manica perché in effetti è proprio l’Inghilterra il paese che ha dato origine al gioco del calcio ed è proprio in Inghilterra che ha luogo la favola di cui vi voglio parlare…

James Pearson, ventidue anni, difensore centrale della squadra riserve del Leicester City, presenze in prima squadra: una, possibilità di sfondare nel mondo del calcio: nessuna; eppure questo anonimo calciatore delle serie minori inglesi è diventato un involontario attore non protagonista di una storia, anzi di una favola, che probabilmente non ha eguali nella storia di questo sport, oltre al Verona campione d’Italia nel 1985 e ai livelli del mitico Nottingham Forest di Brian Clough, ma se restringiamo il campo agli ultimi vent’anni allora risulta effettivamente un unicum.

Avete presente quei film che piacciono tanto agli Americani, dove un gruppo di sfavoriti si riscopre d’improvviso vincente? Ecco, ora dimenticatevi Hollywood e spostatevi in un’anonima cittadina delle midlands britanniche, prendete una squadra che si è appena salvata per miracolo grazie ad una incredibile sfilza di risultati utili consecutivi, senza nessun campione e con un allenatore arrivato all’ improvviso e disegnateci sopra una trama da sport movie: risulterà un esercizio impossibile, perché nessuno potrà essere in grado di sceneggiare meglio dei protagonisti quello che è accaduto tra l’ estate del 2015 e la primavera del 2016.

Tutto parte proprio da James Pearson (particolare non scontato: è il figlio di Nigel Pearson, allenatore del Leicester) che miracolosamente si era salvato nella stagione precedente.

I media parlano della salvezza dei ragazzi di Pearson come irripetibile e danno per già spacciate le “Foxes”, basti pensare che la vittoria del campionato da parte del Leicester è quotata 5000:1, in poche parole impossibile.

La storia di quel club però cambia per sempre nell’ estate del 2015: durante la tournèe estiva in Tahilandia, tre ragazzi della seconda squadra, tra cui il già citato James Pearson, passano una notte in compagnia di tre escort, realizzando, come se non bastasse, un vero e proprio sex tape dai toni estremamente razzisti.

La risposta del club non tarda ad arrivare, i tre giocatori sono licenziati e con loro il mister Nigel Pearson, che aveva avuto molte frizioni con la dirigenza nella passata stagione; scelta che appare insensata agli occhi dei tifosi, che vedevano il tecnico inglese come il principale fautore della salvezza nella stagione passata.

In un clima teso viene ufficializzato l’arrivo del nuovo condottiero, si tratta di un allenatore che ha tutt’altro che la fama del vincente, più che altro viene considerato un “piazzato”, un eterno secondo: si tratta di Claudio Ranieri, l’ex allenatore di Inter e Roma, che tra le altre si dimostra subito molto entusiasta e rilascia una dichiarazione che fa scalpore: “raggiungiamo i quaranta punti e poi pensiamo ad altro”, ma come può Ranieri sperare in qualcosa che vada oltre la salvezza? Questa è la domanda che si porgono gli addetti ai lavori, la stampa inglese, mai stata gentile nei confronti del mister di Testaccio lo descrive con una sola parola “unfit”, inadatto, tutti ne sono certi, sarà il primo allenatore a venire esonerato nella stagione 2015-2016.

Nella squadra, a onor del vero, qualche individualità interessante però già c’è: Riyad Mahrez, attaccante esterno algerino dal mancino fatato che con la palla è un vero e proprio funambulo; Kasper Schmeichel, un portiere figlio d’arte che si dimostra un grande leader difensivo e uomo spogliatoio, e Jamie Vardy il tipico centravanti inglese, simbolo della “working class” tutta fabbrica e pallone.

La campagna acquisti estiva inoltre porta alla corte di “Sir” Claudio alcuni acquisti intelligenti: il difensore Huth, il fluidificante sulla fascia sinistra Fuchs, il jolly offensivo Okazaki, attaccante giapponese dalla grande velocità e creatività, e su tutti un giovane mediano francese tutto grinta e corsa, si chiama Ngolo Kantè e diventerà il simbolo della squadra di Ranieri: in effetti il calcio che propone il tecnico italiano è estremamente concreto, niente tiki-taka e possesso palla, la squadra infatti si disponeva con un 4-4-2 vecchio stile che risultava difficile da penetrare per le squadre avversarie e fatalmente micidiale negli spazi in contropiede, riuscendo ad esaltare le caratteristiche dei suoi interpreti.

Quando si aprono le danze a metà agosto si capisce che le Foxes sono un'altra cosa rispetto all’anno precedente, hanno un'altra mentalità, giocano senza fronzoli e soprattutto non mollano mai: vincono le prime due e poi infilano una serie di pareggi in rimonta contro Bournemouth, Tottenham e Stoke, nel mezzo l’epico 3-2 all’ Aston Villa, anche questo, chiaramente, rimontando da due goal di svantaggio.

A fine settembre arriva la prima sconfitta dell’anno, le Foxes vengono annichilite per 5-2 davanti al proprio pubblico per mano dell’Arsenal, un risultato che riporta i ragazzi di Ranieri con i piedi per terra, il mister però non si abbatte e utilizza la sconfitta come ulteriore elemento di motivazione; la strategia funziona e infatti nelle successive otto partite Vardy e compagni trovano sei vittorie e due pareggi, ritrovandosi in testa alla classifica dopo tredici giornate, nonostante i ragazzi stiano sognando, nessuno ancora pronuncia la parola tabù.


Quale sarà la conclusione di una storia tanto avvincente da sembrare irrealistica?

Scoprilo nell'articolo "Chi la dura la vince".


Antonio Salzano

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