ATTENZIONE: quanto riportato di seguito è la conclusione di una storia di qualche anno fa, iniziata nell'articolo precedente.
Evita di spoilerarti solo il finale, fai la scelta giusta: inizia la lettura con l'articolo "The beautiful game".
Intanto Ranieri ha portato certezze e dato ai suoi un’identità di squadra che fino a pochi mesi prima non era così forte, in più ha un 11 titolare ben collaudato, il trascinatore di quel team porta la 9 sulle spalle, ha una voglia di goal pazzesca e sembra in stato di grazia, Jamie Vardy a 27 anni compie il salto di qualità che in pochi si aspettavano, una storia da film, un giocatore che fino a pochi anni prima faceva l’operaio e che ora sta diventando il bomber dei record, perché fino a quel momento ha già segnato dieci reti e il 28 novembre entra definitivamente nella storia della Premier, contro il Manchester United segna il goal che porta in vantaggio il Leicester: mai nessuno prima di lui era riuscito a segnare in ben undici partite consecutive, la sfida termina in pareggio ma non importa, le Volpi delle midlands viaggiano ad un altro ritmo, quella sfida dà consapevolezza al team: dopo aver liquidato lo Swansea 3-0 ed essersi riportati in testa alla classifica, ecco, il 14 dicembre, la notte della consacrazione al “King Power Stadium”.
Arriva il Chelsea di Mourinho, che dopo la vittoria nella stagione precedente, non naviga in buone acque, Ranieri fiuta l’occasione: in un colpo solo può riportarsi in testa alla classifica e silurare il collega portoghese, con il quale non aveva mai avuto un buon rapporto.
L’ambiente è elettrizzato e la partita stupenda, una volèe di Vardy su pennellata di Mahrez apre le danze, poi nella ripresa l’algerino dipinge la sua classica parabola: due, tre finte a disorientare il difensore senza quasi muovere il pallone e poi sinistro a giro che si insacca alle spalle del portiere, 2-0; Remy fa 2-1 ma non basta, quando l’arbitro fischia la fine è festa grande, Ranieri rende l’onore delle armi a Mourinho, e in conferenza stampa non si nasconde più : “Non voglio smettere di sognare”, in poche parole la quota dei quaranta punti è ad un passo, andiamo a giocarci il titolo.
Timidamente qualcuno inizia a crederci, bisogna considerare alcuni segnali, per esempio tutte le big stanno andando male, Chelsea e Liverpool hanno già licenziato i propri allenatori e sono fuori dai giochi, lo United di Van Gaal, dato per grande favorito ai nastri di partenza, non riesce a spiccare il volo ed è in grande crisi, restano solo Arsenal e Tottenham, storicamente grandi incompiute, e soprattutto il City di Pellegrini, gli addetti ai lavori ne sono certi, alla lunga gli “sky blues” prenderanno il largo.
Per gli outsider arriva il momento chiave: tra Natale e febbraio il calendario inglese è come la metro di Londra: strapieno; non c’è un attimo di pausa, diventano fondamentali le rotazioni nei cambi e per una squadra che non è incline ai piani alti della classifica potrebbero rivelarsi due mesi di sofferenza e in effetti per il Leicester è il momento più duro dell’anno.
Capitolano ad Anfield con il Liverpool per 1-0 e poi arrivano due pareggi per 0-0 con City e Bournemouth che li fanno finire in seconda posizione, all’improvviso sembra che l’attacco si sia bloccato, la favola sembra finita, ma “Sir” Claudio predica calma, e il 13 gennaio si prendono la rivincita contro gli Spours di Londra ( il Tottenham), non permettono agli avversari di recuperare punti, i protagonisti sono due: Schmeiche,l che nega il goal a Kane, e Huth che a soli sette minuti dalla fine con un colpo di testa permette di violare il White Hart Lane, portando a casa la vittoria e agganciando l’Arsenal al primo posto, il campionato prosegue e arrivano due match che possono potenzialmente far svanire il sogno: Liverpool e Manchester City, rispettivamente in casa e in trasferta, è il momento della verità; contro i “Reds” Vardy realizza due reti in appena dieci minuti, il primo entra nella storia del calcio inglese: lancio dalla trequarti del solito Mahrez, al bomber basta un rimbalzo e destro violentissimo che entra in rete da distanza siderale, quel goal è l’istantanea di quella squadra, il match termina 2-0.
La seconda partita, se possibile, è ancora meglio: Etihad Stadium, il tempio del Manchester City, in termini economici non c’è storia, la formazione ospite vale 32 milioni di sterline, quella di casa 473, ma per fortuna i soldi non erano ancora tutto nel calcio, i suoi scherzano sul ricco Manchester e lo travolgono per 3-1 con doppietta da palla inattiva di Huth, e una perla, l’ennesima di Marhez.
Il City esce di scena, ora rimangono solo Leicester, Tottenham e Arsenal a contendersi la vittoria finale, però il successo non è ancora assicurato, infatti una settimana dopo gli uomini di Wenger sconfiggono il Leicester portandosi a – 2 dalle Foxes; Ranieri però predica calma e tiene botta con la durissima stampa d’oltremanica con la quale non ha mai avuto un buon rapporto.
La giostra delle emozioni però non si ferma mai, la settimana dopo, contro il Norwitch, squadra da tempo in zona retrocessione, la partita è durissima e non sembra volersi sbloccare, negli ultimi minuti entra però Leonardo Ulloa, attaccante argentino che Ranieri spesso utilizza a partita in corso: minuto 89, cross dalla destra che Vardy manca incredibilmente, l’argentino con la maglia 23 invece trova la deviazione vincente, 1-0, questo incontro è quello decisivo per il titolo, infatti l’ Arsenal trova due sconfitte consecutive, alzando bandiera bianca, rimane solo il Tottenham.
Claudio da Testaccio, in cuor suo sa che è iniziata la discesa, ma non vuole cali di tensione, basta piazzamenti, basta eterno secondo, questa volta si fa la storia.
Arrivano sei vittorie di seguito, memorabile la rovesciata di Okazaki contro il Newcastle, poi l’unico avversario per i ragazzi in maglia blue diventa la matematica, i rivali alla giornata numero 33 sono a -7.
Ormai il titolo è quasi una certezza, il 1 maggio ad Old Trafford, dopo un iniziale svantaggio da calcio di punizione sbuca la testa di Wes Morgan, chi se non lui, il capitano di quella squadra che si era fatto tutta la trafila dalla terza lega con le Foxes, ora regala il titolo ai suoi compagni, la prima Premier League della storia del club, la sera del lunedì poi arriva la certezza aritmetica, il Chelsea sconfigge il Tottenham e consegna la vittoria ai ragazzi del Leicester.
Leicester City campione d’ Inghilterra 2015-2016, ora la festa può iniziare: il 7 Maggio sotto il cielo plumbeo dell’Inghilterra, Andrea Bocelli canta “Nessun dorma”, la coppa viene alzata a 4 mani da capitano e allenatore, gesto visto poche volte nella storia del calcio, ma mai come questa volta iconico e significativo, un gesto che mette il sigillo su una storia incredibile scritta e diretta da una banda di sfavoriti, guidati da un condottiero che tutti definivano come un perdente di successo.
Antonio Salzano
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