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Immagine del redattoreRedazione Sisma

#stopasianhate

Gli USA sono sempre stati caratterizzati da una forte multietnicità. Una delle minoranze presenti in questo Stato è quella asiatica, con più di 21 milioni cittadini appartenenti ad essa. Negli anni, purtroppo, spesso si sono verificati episodi di violenza ai danni di questa comunità e dal 2020 in poi sono accresciuti esponenzialmente a seguito della diffusione del coronavirus. I numeri degli attacchi sono a dir poco allarmanti: in un solo anno ci sono stati 3800 casi di violenze, che vanno da aggressioni di tipo verbale a quella fisica, fino a sfociare nel peggiore dei casi in omicidi a sfondo razziale. L’atto “scatenante”, che ha dato il via alle proteste nelle strade di tutto il paese, è avvenuto ad Atlanta il 16 marzo: in quel giorno Robert Aaron Long, armato della sua 9mm, ha effettuato una sparatoria in alcune Spa uccidendo 8 persone, di cui 6 donne di origini asiatiche. In seguito a ciò è nato online il movimento #stopasianhate, poi spostatosi nelle piazze.

Le proteste sono state convogliate sotto l’organizzazione Stop AApi (Asia Americans and Pacific Islanders) che attraverso un comunicato stampa ha affermato che la tragedia avvenuta dimostra come sia fondamentale, ormai, fare di più per far sentire al sicuro i cittadini asiatici-americani. L’ondata di proteste ha raccolto attorno a sé moltissimi consensi e solidarietà, fra cui vari personaggi illustri, dalla politica fino allo spettacolo. Fra questi Lana Condor, Lucy Liu, Kim Kardashian, Katy Perry, Miley Cirus, Bella Hadid, Kylie Jenner e tanti altri. L’attrice di origini asiatiche Sandra Oh ha tenuto un discorso toccante e appassionato ad un raduno del movimento di opinione, affermando di sentirsi “orgogliosa di essere asiatica” e denunciando la paura e la rabbia a cui le varie comunità, in particolare quella vicina alla manifestazione, devono sottostare.

La condanna era arrivata, pochi giorni prima della sparatoria, anche dallo stesso Presidente degli Stati Uniti Joe Biden mentre, dall’altra parte, sono in molti a denunciare l’atteggiamento di Trump che sarebbe stato, secondo alcuni, la benzina su un fuoco già acceso. La comunità asioamericana rappresenta una minoranza negli USA ed in quanto tale è fin troppo spesso discriminata, ma cosa si può fare per migliore le cose? Prima di tutto è necessaria una maggiore inclusività, partendo ad esempio dall’istruzione. Nei libri di storia gli asioamericani sono praticamente resi invisibili, quando così non dovrebbe essere. Si potrebbe parlare del “442nd combat team”, un reggimento di fanteria dell’esercito americano nella seconda guerra mondiale, che era composto esclusivamente da asioamericani. Più in generale si dovrebbe mirare alla sensibilizzazione. Al livello legislativo sono state proposte la “No hate bill” e il “COVID-19 hate crime act”, molto discusse e ancora in fase di approvazione.


Carla Massa

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