top of page
Immagine del redattoreRedazione Sisma

Sono qui per difendere i diritti umani


Patrick Zaky è un giovane egiziano di 28 anni che studia all'Università di Bologna, dove sta conseguendo un diploma post-laurea. Come riferito dagli avvocati egiziani, il 7 febbraio 2020, mentre sta tornando a casa per le vacanze dell'Erasmus, viene prelevato all'aeroporto dagli agenti della NSA, Agenzia di Sicurezza Nazionale Egiziana, bendato ed interrogato per 17 ore con ricorso a torture quali colpi all'addome, alla schiena e scariche elettriche.

Il giorno dopo ha luogo il “primo interrogatorio ufficiale” dinanzi ad un pubblico ministero, che lo accusa di svariati reati quali “istigazione ad atti terroristici” e “incitamento alla protesta”, utilizzando come prove 10 post su Facebook di account che lo stesso Zaky rinnegherà più volte di aver gestito.

In seguito verrà rilasciato un verbale che dichiara che lo stesso arresto dello studente è avvenuto in totale legalità ad un posto di blocco a Monsoura, città natale del ragazzo, e non all'aeroporto del Cairo, come dichiarato da Zaky e dai suoi legali.

Inoltre il giovane è accusato di non aver risposto ad un mandato di comparizione inviatogli a settembre del 2019, di cui però lo stesso non sarebbe stato a conoscenza, vista la sua partenza per Bologna ad agosto dello stesso anno.

Il 7 marzo 2020, quindi esattamente un mese dopo il suo arresto, Zaky incontra finalmente i suoi avvocati, che, in seguito, lo descriveranno come stremato e denutrito, ma determinato ad avere delle risposte.

Dopo questa data, le autorità egiziane impongono il silenzio stampa fino a luglio, in particolare fino al 26 del mese, quando alla seconda udienza Patrick incontra per la seconda volta i suoi avvocati. Nonostante giungano dalla corte risposte alle contestazioni presentate dai suoi legali in merito alle accuse del pubblico ministero, riceve il rinvio a giudizio a data da destinarsi e ciò decreta il proseguimento della sua prigionia per custodia cautelare in attesa di giudizio. Il 25 agosto c'è il primo incontro con i suoi familiari che non hanno notizie di lui dal mese di febbraio, avendo ricevuto solamente 2 delle 20 lettere che il ricercatore ha inviato loro in quel periodo di detenzione.

Nell'udienza del 7 dicembre 2020, il giudice della terza sezione dell'antiterrorismo egiziano annuncia un ulteriore rinnovo della custodia cautelare di 45 giorni per Zaky. L'attivista comincia a ricevere visite più frequenti da familiari e avvocati, ma ciò nonostante la sua situazione psicologica comincia a vacillare. “E' depresso, ormai non esce più dalla sua cella” dichiara la madre dopo un suo incontro con il figlio (vedi ttps://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/21/patrick-zaki-e-depresso-ormai-non-esce-piu-dalla-sua-cella-lappello-dei-familiari-dopo-lultima-visita-liberate-nostro-figlio/6044174/ ) .

Nel frattempo, a suo favore si mobilitano non solo gli amici e i colleghi di Bologna, ma anche numerose istituzioni tra cui il Parlamento Europeo, che ha inviato un'equipe per esaminare la situazione legale attorno alla vicenda. L'EIPR (Iniziativa Egiziana Per i Diritti Personali) e Amnesty International hanno lanciato una serie di petizioni online con lo scopo di liberare Zaky e, infine, molti personaggi di spicco si sono battuti a favore della sua causa.

Questa vicenda ha ancor più evidenziato l'importanza sia della libertà di opinione e di stampa, sia della mobilitazione per sensibilizzare l'opinione pubblica e denunciare le violazioni dei diritti civili al fine di impedire che in futuro altri debbano sopportare ciò che Patrick sta passando in questo periodo, assicurandosi che tutte le nazioni rispettino le convenzioni internazionali ed i trattati, in particolare la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo (1948).

In una delle sue ultime lettere Patrick Zaky scrive: “Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani”.

Quella del giovane egiziano è una situazione tragica ma purtroppo abbastanza comune e frequente in gran parte delle entità nazionali dove non c'è una tradizione democratica e di rispetto dei diritti umani, fra questi l'Egitto, in cui vige una dittatura militare, che riesce ad imporre il proprio potere autoritario anche grazie al sostegno di potenze militari dell'Occidente.


Riccardo La Regina


113 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page