“FUORI I FASCISTI DALLA SAPIENZA” recita lo striscione degli studenti e del collettivo della facoltà di Scienze dell'Università la Sapienza di Roma. Davanti allo striscione sono i poliziotti, diligentemente dotati di casco sul capo e scudo nella mano; la situazione diventa progressivamente più tesa e concitata e le forze dell’ordine caricano sugli studenti disarmati; alcuni prendono le manganellate e cadono in terra feriti tra lo sconcerto e le urla degli altri studenti che, dentro e fuori le pareti della facoltà, inorriditi guardano la situazione pericolosamente degenerata. Tutta questa situazione ovviamente ha un retroscena, e per capire meglio la dinamica bisogna conoscere le cause: l’organizzazione degli studenti di estrema destra Azione Universitaria aveva indetto un dibattito politico sul capitalismo in facoltà; ospiti della discussione Daniele Capezzone, giornalista di Forza Italia, e Fabio Roscani, deputato di Fratelli d’Italia e presidente dell’associazione Gioventù Nazionale. Dato il sentore di una discussione unilaterale e senza un’opposizione seria al dibattito, il collettivo studentesco aveva annunciato che sarebbe stato presente all’incontro e avrebbe fatto da legittima controparte, elemento fondamentale in ogni dibattito in un’università pubblica: gli studenti rivendicavano infatti anche un diritto a opporsi in maniera netta alla questione con propri striscioni e protestando sotto la facoltà. Ci si potrebbe quindi chiedere se sia giusto nell’ottica antifascista, e quindi conservatrice di valori come la libertà e la democrazia, opporsi violentemente per impedire una libera discussione in un’università; ovviamente dipende da quanto liberticida sia la libertà concessa a coloro che fanno il dibattito. Una discussione senza opposizione sulla legittimità della negazione dell’olocausto o dei diritti fondamentali umani dovrebbe essere contrastata se svolta in un’università pubblica. Infatti la discussione, a prescindere da tutto, risulterebbe nociva alla nostra democrazia e ai nostri diritti; ma, data la natura della discussione prettamente economica più che politica, impedirla solo per fattori ideologici sarebbe illiberale. Oltre al diritto all’aggregazione per discutere è tutelato anche il diritto a protestare, se fatto in maniera pacifica. Questi sono gli antefatti; però poi la situazione ha preso una piega diversa: non solo alcune azioni degli studenti sono state poco pacifiche, ma soprattutto sono bastate le urla di protesta e la concitazione di quelli che protestavano per far scattare l’autorizzazione del dirigente del servizio predisposto dalla questura per “far tornare l’ordine pubblico”, come scrive in una lettera la rettrice Antonella Polimeni. Durante gli scontri gli studenti spingono le forze dell’ordine che rispondono a loro volta con maggiore violenza; un ragazzo viene ferito alla testa e portato in facoltà, due ragazzi vengono fermati e un terzo viene scaraventato per terra e ammanettato con le mani dietro la testa. A quel punto la rabbia degli studenti si fa insostenibile ed essi si dirigono compatti e numerosi, seguiti anche dai ragazzi accorsi da altre parti dell’università, verso il rettorato per protestare contro l’inaccettabile violenza della polizia.
Basta una goccia a far traboccare il vaso.
-Alessio Castaldi
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