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Immagine del redattoreRedazione Sisma

Scarpette rosse - 25 novembre 2021

Il 25 novembre è la giornata internazionale della violenza contro le donne, istituita dall’ONU SOLTANTO nel 1999 per sensibilizzare su questo atroce argomento, che non riguarda soltanto l’ambito giuridico ma anche quello sociale. Il colore esibito durante questa giornata è il rosso e uno degli oggetti simbolo è rappresentato dalle scarpe rosse da donna allineate nelle piazze o nei luoghi pubblici per rappresentare le vittime di violenza o femminicidio.

L’atteggiamento maschilista che considera la donna una proprietà ha radici culturali lontane, che partono dall’antica Grecia e Roma. Le donne venivano segregate in casa e non avevano alcun diritto di partecipare alla vita pubblica. Ovviamente l’idea d’inferiorità della donna è stata tramandata nei secoli fino ad arrivare ai giorni nostri.


Con il suo nuovo romanzo “Oliva Denaro”, la scrittrice Viola Ardone riporta alla nostra memoria un altro argomento che riguarda la violenza sulle donne: il matrimonio riparatore.

La protagonista del libro è Oliva Denaro, adolescente che nella Sicilia degli anni '60 trova il coraggio di opporsi al matrimonio riparatore. La ragazzina quando, crescendo, viene rapita, segregata e violentata, capisce il significato del destino femminile. Però non vuole capire perché deve essere lei a perdere l’onore, lei che ha subito una violenza, e non dovrebbe perdere l’onore colui che ha commesso il reato. Determinata, rifiuta il matrimonio riparatore, quindi rifiuta di ritrovare l’onore tramite il matrimonio con il suo violentatore. Lo denuncia e durante il processo diventa vittima due volte della stessa violenza. Il giudice che doveva proteggerla le fa domande su come era vestita, se era da sola e su come si era comportata durante il sequestro, come se questo potesse giustificare il reato. Anche oggi le vittime della violenza vengono chiamate per nome, non per cognome, non vengono descritte in base al ruolo o contesto sociale/professionale ma indicate come madri, mogli e figlie, cioè identificate soltanto in base al loro ruolo familiare. Tutto ciò come se non valessero nulla al di fuori della famiglia.

Il romanzo fa riflettere su concetti come il possesso e il consenso, sul diritto di scelta delle donne e racconta un’Italia passata, ma non del tutto. Se l’Italia è riuscita a cambiare è solo grazie alla tenacia con la quale certe battaglie - politiche, sociali, giuridiche - sono state portate avanti dalle donne. Solo nel 1981 è stato abrogato l’articolo 544 del Codice penale che estingueva il reato di stupro se il violentatore sposava la vittima, anche se si trattava di una minorenne! La violenza sessuale era considerata un delitto contro la morale, non contro la persona e la legge del “delitto d’onore” prevedeva uno sconto di pena in caso di femminicidio se l’assassino uccideva per difendere il suo onore.

Sono passati pochi decenni e per fortuna le leggi sono cambiate sebbene ci siano ancora regole non scritte che continuano a sminuire la vita delle donne. Leggi morali tramandate a voce in famiglia che tuttora dimostrano che la vita delle ragazze debba seguire un corso diverso da quello dei maschi.


La strada dei diritti delle donne è lastricata da tanti sacrifici e perciò il 25 novembre si devono ricordare le vittime di femminicidio. Si deve educare la società al rispetto nei confronti di ogni persona, al contrasto di qualsiasi tipo di violenza, abuso o discriminazione che è una delle sfide più urgenti da affrontare. Dobbiamo ricordare che la società deve essere solidale, garantire pari opportunità e rifiutare ogni tipo di violenza. Le donne non devono subire in solitudine, non devono avere paura e rassegnarsi per la mancanza di fiducia nella giustizia. Ci vuole educazione, prevenzione, non soltanto pene più severe.


Elisabetta Vecchione






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