top of page
Immagine del redattoreRedazione Sisma

Principesse rotte: Kurdistan e Italia, così lontani?


A seguito della divisione del Medio Oriente operata da Francia e Gran Bretagna al termine della Prima guerra mondiale, il popolo Curdo si è trovato diviso tra vari paesi confinanti: Turchia, Iran, Iraq e, in minor misura, Siria ed Armenia.

Il Kurdistan iracheno è l’unico stato attualmente riconosciuto, trattandosi di un'entità federale autonoma ubicata nella parte settentrionale dell'Iraq. Negli altri stati invece i curdi sono “un popolo senza terra”, soggetto a forti discriminazioni che danno luogo a inevitabili tensioni geopolitiche.

In passato anche il Kurdistan iracheno era una regione non indipendente. A partire dagli anni Sessanta si sono contate diverse rivolte interne per l’autonomia, tanto che Saddam Hussein negli anni Ottanta aveva dato avvio ad una feroce repressione. Tuttavia al termine della guerra del Golfo del 1991 Stati Uniti e Gran Bretagna impedirono al regime di Baghdad di intervenire nell’area, che divenne una regione autonoma integrata nello stato iracheno.

L’attuale situazione del Kurdistan iracheno può sembrare migliorata rispetto al passato, ma in realtà complessi e numerosi problemi sono causa di gravi squilibri sociali. Un popolo dilaniato da violenza, tradimenti e terrorismo che, se da una parte cerca di mantenere libertà ed indipendenza, dall’altra continua ad essere legato ad antiche tradizioni. Ce lo mostra la fotografa italiana Valentina Sinis che ha recentemente documentato la storia di alcune donne del Kurdistan iracheno. Queste donne tentano di fuggire da una società patriarcale, dove non hanno un’indipendenza economica e sociale. I delitti d’onore sono diminuiti a partire dal 2011 a seguito dell’approvazione di una legge che prevede l’ergastolo o la pena di morte per chi commette omicidi o abusi contro le donne. Tuttavia una terribile conseguenza della legge è stato l’aumento della violenza domestica: situazioni private di violenze e abusi contro donne che molto spesso sono abbandonate sia dalla famiglia del marito che dalla propria e che tentano il suicidio dandosi fuoco, perché nella cultura curda l’elemento è simbolo di purificazione.

La drammatica realtà delle donne del Kurdistan iracheno, paese così lontano dalle tradizioni occidentali, può sembrare molto distante dalla nostra, ma non è così.

In Italia le donne che hanno subito violenze almeno una volta nella vita rappresentano in numero la somma della popolazione di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo messe insieme, di cui la maggior parte avvenute tra le mura domestiche e, in molti casi, in presenza di bambini. Oltre 6 milioni le donne vittime di violenza in Italia, e in 8 casi su 10 queste donne muoiono per mano di un partner, ex partner o familiare. Numeri allarmanti, soprattutto paragonati alle denunce che sono troppo poche. Secondo le stime Istat (Istituto nazionale di statistica) solo l’11,4% delle donne italiane e il 17% delle straniere hanno denunciato le violenze subite.

Questi dati mostrano chiaramente quanto la violenza domestica sia gravemente diffusa non solo in Paesi arretrati e con situazioni instabili e problematiche come il Kurdistan, ma nell’Italia stessa che, pur facendosi garante dei diritti dell’uomo e continuando a combattere anche dopo la Costituzione del 1948 per la condizione femminile, deve ancora superare le disuguaglianze di fatto e le violenze contro le donne.


Una speranza che porta con sé un invito sincero di Valentina Sinis:

“Vorrei che il silenzio che c’è nelle mie foto si trasformasse in una voce in grado di arrivare alle persone che le guarderanno.”

A cura di Beatrice Zoccolillo - II^A

Fonti:

Internazionale n. 1394 del 24.01.2021: articolo “Broken princess” di Valentina Sinis

36 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page