top of page
  • Immagine del redattoreRedazione Sisma

“Ciò che è sotto processo oggi sono i diritti umani”

La morte fa paura, ma c'è chi la preferisce: "meglio morire in mare che tornare da dove sono venuto". La paura del sonno eterno rende schiavi, c'è però chi l'affronta perché guidato dalla voglia di vivere, voglia di risvegliarsi alla libertà. Chi quel giorno si trovava sul filo della morte, ha avuto una speranza in più grazie a due angeli che erano con lui. Due ragazze che hanno guidato il suo gommone verso una nuova speranza: l'Europa.

Sarah e Yusra Mardini  due sorelle siriane di 20 e 17 anni. Fin dalla tenera età vengono educate dalla famiglia alla passione per il nuoto. Yusra si qualifica per rappresentare la squadra siriana nel 2012 ai campionati mondiali, ma con la guerra neanche la piscina è più un luogo sicuro. Durante un allenamento una bomba buca il tetto della palestra e cade nella vasca della ragazza, che si salva, ma entrambe comprendono che la loro città, Damasco, non è più un luogo sicuro. Sarah, Yusra e Nizar, loro cugino, decidono di lasciare la propria terra per una nuova speranza di vita. Camminano per un mese per raggiungere Beirut e dalla città libanese giungono a Smirne. In Turchia pagano degli scafisti per un passaggio alla volta della Grecia. Dopo solo 30 minuti dall'inizio della traversata il motore del gommone si rivela guasto. Le due sorelle, insieme ad altri due passeggeri in grado di nuotare, scendono in acqua e per tre ore trascinano a nuoto l'imbarcazione con a bordo diciassette persone. Raggiunta l'isola di Lesbo il loro cammino prosegue a piedi per i paesi balcanici fino a Berlino. Yusra riesce a qualificarsi per le Olimpiadi del 2016 e Tokyo 2021 con la squadra rifugiati, non riesce a vincere ma ad oggi è Ambassador di UNHCR come esempio di resilienza e di tutti coloro che sono costretti a scappare. Sarah, invece, abbandona il nuoto e decide di tornare a Lesbo.

Da rifugiata diventa colpevole di operazioni clandestine. Nel 2018 viene arrestata insieme a Sean Binder e trascorre più di cento giorni in carcere prima di essere rilasciata su cauzione. I due attivisti sono ad oggi accusati di traffico di esseri umani, appartenenza ad un'organizzazione criminale e riciclaggio di denaro, circa venti anni di reclusione.

“Ciò che è sotto processo oggi sono i diritti umani. Questo è il problema fondamentale. Quello che abbiamo fatto era legale e qualsiasi ombra va superata: non deve restare nessun dubbio, non solo su di me, ma su chiunque partecipi ad operazioni di salvataggio dei migranti” (Sean Binder).

“Sarah e Sean hanno fatto quello che ognuno di noi avrebbe fatto? Aiutare le persone a rischio di annegamento nelle acque di una delle rotte marittime più mortali d'Europa e assisterle sulla costa è un crimine?  Questo potrebbe rivelare come le autorità greche fanno di tutto per ostacolare l'assistenza umanitaria e scoraggiare migranti e rifugiati dal cercare sicurezza sulle coste del paese. Vediamo questo atteggiamento in un certo numero di Paesi europei” (direttore dell'ufficio europeo di Amnesty).

Il processo contro i ventiquattro attivisti della ong Emergency Response Center International, accusati di reati legati al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è stato definito “il più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa”.

Qual è la loro colpa? Aver salvato decine di centinaia di vite umane? Quale deve essere la punizione per questo crimine?


-Maria Martone

53 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Il food porn sta cambiando la cucina italiana

Oltre alla moda, al design, all'arte e alle bellezze naturali, la cucina italiana rappresenta forse in modo più esaustivo ciò che si intende con il termine italian style. Ovvero, il mangiar bene, i ri

Caso Alfredo Cospito: Polveriera anarchica?

Lo scorso 4 marzo una manifestazione di regia anarchica è passata per le vie di Torino in onore di Cospito causando numerosi problemi e disordini; scenari da guerra di piombo vengono minacciati se l’a

Post: Blog2_Post
bottom of page