C'era una volta una bambina di nome Dorothy che, insieme al suo cane Toto, si ritrovò per magia in un regno governato dal potente e magnanimo Mago di Oz. Disperata all'idea di dover rimanere lì per sempre, Dorothy intraprese un lungo viaggio per andare a trovare il mago, nella speranza che quest'ultimo potesse aiutarla a tornare a casa.
Nessuno aveva mai visto il mago, il quale viveva in un immenso castello nella bellissima Città di Smeraldo i cui abitanti erano obbligati ad indossare occhiali per proteggersi dallo sfavillante luccichio della pietra da cui la città prendeva il nome. Dopo una serie di peripezie, Dorothy smascherò il Mago di Oz che, in realtà, altri non era che un semplice umano, proprio come lei, che, per sopravvivere in un mondo di streghe e uomini di latta, si era finto con astuzia un potente essere mutaforma. Alla fine gli abitanti della Città di Smeraldo scoprirono di non aver bisogno degli occhiali perché il verde da cui avrebbero dovuto proteggere gli occhi era il filtro delle lenti colorate installate sulle montature e decisero di aiutare Dorothy nella sua impresa.
C'era una volta, e c'è ancora, un paese che non è frutto dell'immaginazione di Frank Braum, ma si trova proprio su questo pianeta, l'Iran, le cui cittadine sono obbligate da un governatore, tutt'altro che magnanimo, ad indossare un velo seguendo un credo imposto loro sin dalla nascita.
Quel velo è il simbolo del Dio in cui credono, un Dio che le vorrebbe libere di essere chi desiderano in quanto esseri umani. Invece la loro vita è condizionata da un messaggero impostore di questo Dio che, per sottometterle e tenerle sotto controllo, ammazza chi di loro si ribella, chi decide di non indossare il velo, di non rimanere a casa, di studiare. L'impostore ha paura della loro intelligenza e del potere che potrebbero avere, proprio come il Mago di Oz aveva paura delle creature magiche del suo regno, quindi impone loro qualcosa che non dovrebbe essere obbligatorio, qualcosa su cui dovrebbero avere diritto di scelta. Non suona familiare? Non è forse qualcosa che abbiamo visto milioni di volte nel corso della storia? Persone che uccidono altre persone in nome di divinità magnanime che insegnano di trattare gli altri come tratteresti te stesso. Usare qualcosa di intimo e personale, come la religione, come strumento di controllo è una sorta di "must" nella storia dell'essere umano.
Ne abbiamo un esempio, seppur in dimensioni ridotte, proprio qui in Italia, un paese straripante di politici che basano le loro lotte su credenze religiose, già smentite più volte da scienziati che hanno studiato anni per giungere a certe conclusioni. Politici che stampano locandine con slogan indirizzati puramente ad un pubblico di potenziali elettori credenti. È giusto? In fondo il nostro paese è dichiaratamente laico, eppure molte azioni sbagliate vengono ritenute tali perché tali le ritiene la religione, e non perché suonano sbagliate alle nostre coscienze. E ci sono tanti diritti negati per un credo che, bene o male, viene imposto anche a chi ha deciso di non seguirlo, perché considerato radice della nostra storia, da conservare e preservare.
Alessandra Marotta
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