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Immagine del redattoreRedazione Sisma

Il gran rifiuto

La Convenzione di Istanbul è il primo strumento giuridico puramente internazionale, aperto alla firma dall’11 maggio 2011 e volto a contrastare la diffusione di violenze domestiche nei confronti di donne, bambini e anziani.

Il trattato prende il nome dalla città in cui fu stipulato: Istanbul, capitale del paese che per primo lo firmò, la Turchia. Una Turchia che allora vedeva l'alba del governo Erdogan, tutt'oggi in carica, e che nel marzo 2021 ha annunciato la decisione di ritirare il paese dalla Convenzione.

Ancora si cerca di fare luce sulle motivazioni che hanno spinto il capo di stato turco a prendere una tale decisione, motivazioni mai realmente descritte durante i comitati stampa successivi all'accadimento.

Un passo avanti nella battaglia per la parità dei generi in Turchia”, così lo aveva descritto Erdogan negli anni immediatamente successivi alla diffusione del trattato.

Panico e rabbia; subito massicci movimenti di attivisti e non, si sono scatenati per le strade della capitale turca protestando contro l'ennesima privazione perpetuata dal governo turco negli ultimi anni.

I leader dei 47 paesi che hanno aderito alla Convenzione hanno rilasciato critiche riguardo alla decisione: “Non possiamo che rammaricarci fortemente ed esprimere la nostra incomprensione davanti alla decisione del governo turco”, ha detto l'alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell.

Una probabile spiegazione all'avvenimento è da imputare alla ricerca di approvazione del partito nei confronti della fazione conservatrice turca.

Di certo la Turchia non è nuova a queste abitudini, basti analizzare lo sterminio degli armeni; né è l'unica in Europa ad esercitare un governo di tipo assolutista sulla popolazione; si osservino le dichiarazioni di paesi quali Polonia e Ungheria, che recentemente hanno annunciato di volersi ritirare assieme alla Turchia dalla Convenzione di Istanbul.

Ora la domanda da porsi riguardo la questione è una sola: per quanto ancora gli interessi politico-economici prevarranno sui diritti delle persone?


Riccardo la Regina

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