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Immagine del redattoreRedazione Sisma

Chi la rolla?!

In Italia circa un terzo della popolazione (il 32,7 %) compresa nella fascia d'età 15-64 anni ha fatto uso di Cannabis almeno una volta nella vita.

Con questo dato l'Italia si posiziona quarta, su trenta Stati, dopo Francia (44,8%), Danimarca (38,4%) e Spagna (35,%).

La Cannabis è lo stupefacente più sequestrato in Italia, basti pensare che le operazioni delle forze dell’ordine nel 2020 ammontano a ben 12.066.

La petizione per istituire il Referendum sulla legalizzazione della cannabis ha superato le cinquecentomila firme.

Gli obiettivi del referendum sono due: eliminare il reato di coltivazione della Cannabis con le sanzioni penali ad esso collegate e cancellare la sanzione amministrativa del ritiro della patente.


Oggi coltivare Cannabis è un reato penale, a meno che il quantitativo di sostanza drogante sia irrisorio, tale da far presumere che la sostanza ricavabile dalle piantine sia destinata ad uso personale, in tal caso trattasi di un illecito amministrativo.

Per quanto concerne il ritiro della patente, esso avviene non solo per chi guida sotto effetto di Cannabis o altre droghe, ma anche in caso di sola detenzione.

Il referendum indetto per rendere la cannabis legale è di tipo abrogativo, ovvero interviene per eliminare una norma di legge che oggi esiste nel nostro ordinamento.

Prima di poterla legalizzare in Italia con la procedura referendaria, dirigendoci in tal modo verso le urne elettorali, vi è una precisa procedura:

  1. si inizia con una proposta referendaria che viene avanzata da cinquecentomila cittadini o da cinque consigli regionali;

  2. successivamente bisogna effettuare un controllo di natura formale svolto dall’Ufficio centrale per il Referendum;

  3. la terza fase è la pronuncia favorevole della Corte Costituzionale chiamata a giudicare sull’ammissibilità e la chiarezza del referendum. In caso positivo sarà indetto il referendum per consultare tutti i cittadini, se quest’ultimi si esprimono in maggioranza per l’abrogazione, la legge sarà cancellata, il presidente della Repubblica dichiarerà con un decreto l’avvenuta abrogazione.


Depenalizzare il reato di coltivazione di Cannabis per uso personale, non significa rendere lecito questo comportamento, infatti, esso resterebbe punibile a titolo di illecito amministrativo, ma non prevedendo il ritiro della patente.

Resterebbero inalterate le sanzioni sia penali sia amministrative previste dal codice della strada per chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo, compresa la Cannabis e i suoi derivati.

Oltre al referendum, ultimamente la Commissione di Giustizia ha approvato un proprio testo per regolarizzare l’uso per un massimo di quattro piante da cui si ricava la marijuana a persona, ora si attendono gli emendamenti.

Una volta votati anche questi ultimi, il testo passerà alle due camere per la definitiva approvazione.


Lo Stato, legalizzando la cannabis, non incita all’uso di quest’ultima, bensì ne regolarizza il consumo e mira a togliere alla criminalità un mercato che vale dagli otto agli undici miliardi di euro.



Mariacarla Frippa

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