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Centrali di polizia cinese in Italia, legge cinese, territorio italiano

Qual è lo scopo delle 11 stazioni di polizia cinese in Italia? Stazioni di controllo per affari interni, per il Covid-19 e il rinnovo dei passaporti o basi dello spionaggio di Pechino nello scacchiere europeo? E qual è la reazione del governo italiano?

 

La Repubblica popolare cinese ha iniziato a mettere piede attraverso la propria polizia all’estero tramite 102 centrali delle proprie forze dell’ordine illegali in 53 paesi del mondo. L’Italia ha un primato come paesecon la concentrazione più alta: 11 di queste “basi della polizia”, questi baluardi del paese del dragone, sono nate nel 2020 in teoria per garantire supporto e assistenza ai cittadini cinesi all’estero durante la pandemiae il lockdown. In pratica, purtroppo, queste basi sarebbero usate dal governo centrale cinese per far rimpatriare le persone mandate in esilio e cacciate dalla madrepatria, ma anche i dissidenti che per le loro idee sono dovuti fuggire dalla Cina. Questi rimpatri sono legittimati da accordi con i paesi ospiti delle suddette centrali, esempio è quello di cooperazione nei pattugliamenti delle forze dell’ordine firmato dalnostro ministro degli interni. Ora passiamo a dire dove qui in Italia sono situate queste stazioni del presidio politico cinese: oltre alle prime “basi pilota” aperte a Milano e a Roma, la presenza sul territorio è anche attestata a Firenze e sono emerse nuove aree di influenza a Bolzano, a Venezia e in Sicilia. Alcuni di questi rientri farebbero parte dell’operazione del governo cinese soprannominata “Caccia alla volpe”, che punta al rientro in Cina di cittadini costretti a vivere all’estero per evitare accuse di corruzione in patria. Queste stazioni di polizia userebbero modalità di azione al di fuori delle normali procedure per l’estradizione, secondo quanto riferito da Safeguard Defenders, una fonte no profit spagnola, citata dal giornale The Guardian: ci sarebbero anche prove di minacce subite dai cittadini cinesi in Italia, tra cui quelle ai danni di un operaio accusato di furto e indebita appropriazione, rientrato in Cina dopo tredici anni passati in Italia e di cui ora non ci sonopiù tracce. Come viene evidenziato sempre da Safeguard Defenders: “ (l'Italia) è uno dei pochi Paesi europei che non ha pubblicamente annunciato un’indagine sulle stazioni di polizia cinesi presenti sul suo territorio, né ha dichiarato la loro illegalità”. Fino a dicembre 2018 il governo centrale cinese aveva istituito sei stazioni dipolizia in Italia, ma il numero è drammaticamente salito. Nelle ultime settimane chiarimenti sulle stazioni di polizia cinesi sono stati richiesti dall’opposizione e dalla maggioranza attraverso discussioni parlamentari presentate alla Camera e al Senato. Nell’interrogazione presentata da Lia Quartapelle, esponente del Partito Democratico, viene evidenziato in particolare come l’Italia “sarebbe, al momento, uno dei pochissimi Paesi al mondo, e l’unico del G7, ad aver avviato una collaborazione con le forze di sicurezza cinesi per dei periodici pattugliamenti congiunti sui rispettivi territori”. Speriamo solo che il governo riesca a porre un limite alle azioni della polizia cinese qui in Italia e dare più tutela ai rifugiati politici cinesi.

~Alessio Castaldi

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