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75190: il marchio dell’odio

75190 è il numero che è stato tatuato dai nazisti sull’avanbraccio sinistro di Liliana Segre nel campo di concentramento di Auschwitz. Il numero aveva lo scopo di cancellare l’identità delle persone deportate, di privarle del diritto di avere un nome e renderli numeri.

Proprio questo numero è il racconto di un lungo viaggio che mai va dimenticato, perché rappresenta il segno della distruzione che la furia nazista ha messo in atto; l’obiettivo era distruggere altri esseri umani, cancellarli per il semplice fatto di essere ebrei.

Ma Liliana Segre non ha mai pensato di cancellare questo tatuaggio, perché è motivo di vergogna per chi lo ha fatto, mentre lei lo porta con orgoglio per ricordare a tutti noi le pagine più buie della storia. Incise sulla sua pelle, nei palazzi delle istituzioni, il segno, le cicatrici della sua prigionia, delle selezioni, del lavoro forzato nella fabbrica di munizioni e delle marce della morte. Non si può dimenticare il male che il nazismo ha fatto, i segni lasciati non sono soltanto sul corpo ma anche nella mente e nell’anima. Lei ha chiesto che persino sulla sua tomba venga inciso il numero in quanto è parte di sé e deve sopravvivere. Tutti dobbiamo ricordare: dimenticare sarebbe accettare lo sterminio di tantissime persone innocenti.


Nata a Milano il 10 settembre 1930, Liliana Segre è sopravvissuta all’Olocausto ed è la principale testimone della Shoah Italiana. Nel 1938, a soli otto anni, fu vittima delle leggi razziali fasciste che la costrinsero a non frequentare la scuola, dalla quale fu espulsa per la sola colpa di chiamarsi Segre ed essere ebrea. I nazisti costrinsero lei e il padre a fuggire in Svizzera, ma furono arrestati e deportati. Sulla banchina di Auschwitz -Birkenau si salutarono per non vedersi mai più. Era il 30 gennaio 1944 e lei aveva soltanto tredici anni. Verrà liberata il 1° maggio 1945 dalle forze armate americane e sovietiche. Per molto tempo non ha voluto parlare pubblicamente della sua storia poiché ricordare era per lei doloroso, una ferita nell’anima che non guarisce mai. Agli inizi degli anni ’90 decise di uscire dal silenzio e di testimoniare ciò che aveva vissuto. Da allora ha incontrato migliaia di studenti ai quali ha raccontato con minuzia tutti i particolari perché loro capissero e prendessero coscienza. Nel 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.


Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, istituito dall’Italia nel 2000 per ricordare le vittime della Shoah. È stato scelto il 27 gennaio perché nello stesso giorno, del 1945, le truppe sovietiche liberarono il lager di Auschwitz-Birkenau, principale campo di sterminio utilizzato dai nazisti per eliminare gli ebrei deportati dai paesi occupati di tutta l’Europa.

Con il passare degli anni ci allontaniamo da quei tragici fatti e, proprio per questo, ogni giorno va vissuto come se fosse il Giorno della Memoria: affinché nulla venga dimenticato.


Elisabetta Vecchione

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