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Immagine del redattoreRedazione Sisma

The vulture and the little girl

Aggiornamento: 1 gen 2022

“L’avvoltoio e la bambina”

è una fotografia scattata da Kevin Carter nel marzo del 1993 ad Ayod, in Sudan, divenuta celebre in seguito alla pubblicazione sul New York Times nel marzo dello stesso anno. La fotografia vinse il Premio Pulitzer nel 1994, tuttavia, diede vita ad una serie di polemiche che indagarono il ruolo del fotografo nello scatto. Essa raffigura un bambino, che fu erroneamente confuso con una bambina, il quale era collassato nel tentativo di raggiungere il centro di alimentazione delle Nazioni Unite, mentre un avvoltoio stava aspettando la sua morte.

Nel 2011, il padre del bambino riferì che suo figlio, Kong Nyong, venne a mancare nel 2007 a causa della febbre.

Negli anni ’90, fu creata un’organizzazione “the Hunger triangle” per aiutare le comunità meridionali del Sudan a combattere la fame.

Il 40% dei bambini della zona sotto i cinque anni era malnutrita e dal gennaio 1993 si stima che dai dieci ai tredici adulti morivano quotidianamente solo nella città di Ayod. Per aumentare la consapevolezza riguardo alla situazione, l’Operation Lifeline Sudan invitò i fotoreporter a denunciare le condizioni di vita del luogo; il governo concesse loro dei visti giornalieri, ma con severe restrizioni e con la supervisione dello stesso governo in ogni momento.

Kevin Carter fu uno di loro. Il fotografo divenne famoso per il suo lavoro sulle condizioni umanitarie in Africa degli anni Novanta e fece parte del “Bang Bang Club” insieme a Greg Marinovich, Ken Oosterbroek e Joao Silva, attivisti durante il passaggio dall’apartheid alla democrazia; essi documentavano la crudeltà che la guerra civile portò in Sudafrica.

Il 18 aprile dello stesso anno, durante una spedizione nelle vicinanze di Johannesburg, Ken Oosterbroek, il migliore amico di Kevin, venne ferito e ucciso durante una sparatoria.

In seguito a quest’evento e alla testimonianza delle morti dei bambini affamati, il fotografo, quattro mesi dopo aver scattato la fotografia che lo rese celebre e che contemporaneamente lo condannò ad anni di depressione e droghe, decise di farla finita e si avvelenò con il monossido di carbonio del tubo di scarico del suo pickup all’età di trentatré anni.

Nel 1992, la FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità convocarono la prima conferenza mondiale dedicata esclusivamente alla risoluzione dei problemi della nutrizione del mondo, ossia la Conferenza Internazionale sulla Nutrizione (CIN); nel 1993 fu ribadita la gravità del problema in particolare nel continente africano. La situazione del Sudan è ancora preoccupante, infatti, secondo un articolo di marzo della FAO, si calcola che più di sette milioni di persone nel Sud del Sudan siano precipitate in una fase critica o peggiore di insicurezza alimentare acuta, comprese tra queste oltre 100.000 persone che sono state esposte ad una catastrofica mancanza di cibo (fase IPC5) nel periodo aprile-luglio; rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si parla di un aumento di 700.000 persone.

Ci sarà mai una conclusione a tanto dolore? Potrà mai essere garantito un dignitoso avvenire ad ogni bambino? Le buone azioni, quelle che tendono al miglioramento del mondo, saranno sempre una strada certa verso la sofferenza o la morte? Perché condannare gli eroi…?


Alessandra Corcione



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