«Il denominatore comune di tutte le foto è sempre il tempo, il tempo che scivola via tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle luci e delle emozioni, un tempo che non sarà mai più lo stesso.»
- Jeanloup Sieff
Catturare un istante, un ricordo, cogliere un attimo e renderlo eterno.
Vi siete mai chiesti perché le fotografie più belle sono quelle “al naturale”, spontanee, scatti rubati?
Perché immortalano momenti che stavano accadendo realmente, che non seguivano determinati schemi. Quei sorrisi sghembi, fiori mossi dal vento, tramonti che sono esplosioni di colore… Ci sono stati incommensurabili progressi nelle tecniche e negli strumenti dal lontano 1826, anno della prima eliografia di Joseph Niépce.
Dalla Kodak “Folding box brownie model B” alla fantomatica Polaroid, o le Nikon a rullini fino ad arrivare alle Canon digitali. *
Ormai esistono centinaia di macchine fotografiche diverse, obiettivi interscambiabili e molto altro.
Importante è anche la “retromania” per, ad esempio, le Olympus a rullino o le Kodak monouso. Oggigiorno, però, il fattore più incidente, a livello della diffusione della fotografia, è il suo essere alla portata di praticamente tutti: è sufficiente possedere uno smartphone!
Che sia per Instagram, per studi, per divertirsi o altro, chiunque può effettuare centinaia di scatti in poco tempo, in digitale, evitando l’attesa dello sviluppo delle cartucce.
Quest’arte, quindi, si è ampiamente diffusa, ma non per questo ha perso valore.
Vi sono fotografi che dedicano la propria vita ad essa; cercano di trasmettere qualcosa o semplicemente di raccontare una storia. Basti pensare a figure come Steve McCurry che, attraverso la sua “Stolen Childhoods”, ha condiviso e denunciato una realtà di cui tutti siamo a conoscenza, ma a cui raramente si dà la considerazione che meriterebbe.
È interessante riflettere sulle fotografie, pensare a come ci sia stato un momento in cui ciò che viene immortalato stava accadendo realmente e non era solo un’immagine. L’uomo ha sempre avuto il desiderio di ritrarre le cose, da dipinti, schizzi, a scatti, poiché ci sono attimi che vorremmo durassero per sempre, ma il tempo scorre lo stesso, imperterrito, e non aspetta nessuno.
La fotografia è un modo per preservarli, per “rubare attimi”, per creare ricordi solidi di momenti così eterei ed effimeri. Anche per poterli condividere e rivivere. È paradossalmente sensato come l’uomo sia tra gli enti più mutabili del cosmo eppure ricerchi sempre l’immutabilità. Si vuol avere una foto a cui guardare per vedere noi stessi più giovani, con altre persone o da soli, e magari pensare a quante cose siano cambiate e a quanto però si sia ancora un po’ quella versione di noi stessi.
Per tutte queste motivazioni, la fotografia è un’arte che difficilmente cesserà di esistere. Non smetterà mai di ammaliare, di commuovere e di essere una sorta di macchina del tempo.
Carla Marcela Massa
*Ecco gli strumenti, guarda le foto per saperne di più!
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